2017-10-01 13:36:00

Sindaco Bologna: il Papa ha incoraggiato l'umanesimo della città


Dall'inviato Alessandro Di Bussolo

Nel cuore di Bologna, in Piazza Maggiore, nell’incontro con il mondo del lavoro, Papa Francesco ha incoraggiato la città a valorizzare il suo umanesimo, che si rafforza quando le tre fondamenta della Chiesa, del Comune e dell’Università dialogano e collaborano tra loro. Il sindaco, Virginio Merola. dice di  condividere tantissimo queste parole: "Bologna ha un segreto, noi lavoriamo bene perché lavoriamo insieme. E lavorare insieme con l’Università e la Chiesa cattolica bolognese significa avere a cuore la dignità umana. Quindi molta innovazione tecnologica, molto studio, servizi sociali, certo, istruzione certo, ma al centro la persona e la dignità umana. 

A questo serve anche Patto per il lavoro che è stato siglato, che coinvolge anche la Chiesa cattolica, per aiutare i tanti disoccupati che ancora ci sono in città?

Ci sono disoccupati anche a Bologna, che è prima come occupazione sia maschile che femminile, ma in particolare i nostri giovani soffrono, come le persone che a 50 anni hanno perso il lavoro. Quindi insieme per il lavoro significa esattamente questo: aiutare le persone più fragili ad uscire in modo attivo dalla condizione di povertà, con l’orientamento professionale e rivolgendosi direttamente alle imprese per costruire direttamente questa possibilità.

Il congresso eucaristico diocesano che si conclude ha fatto incontrare e dialogare la Chiesa e il mondo politico, e ha visto anche la sua partecipazione con una testimonianza…

Abbiamo parlato di città in modo concreto e anche guardando ai sentimenti profondi che ci devono unire. Sono intervenuto insieme al vescovo e ho detto la mia opinione. Bologna è una città dove ci sono molte persone operose, fatta di lavoratori, commercianti e imprese che affrontano ogni giorno il mondo globale con la loro capacità di lavoro e di qualità del lavoro. Ci sono persone che questa crisi esclude e quindi dobbiamo lavorare insieme per includere, per dare un’opportunità anche a queste persone, e abbiamo un avversario comune, il rancore. Non dobbiamo dimenticarci dei penultimi e dobbiamo convincerli con fatti concreti che non devono temere dai poveri, o da quelli che arrivano da altri paesi del mondo, ma devono avere il coraggio di costruire insieme una convivenza civile.

Bologna riesce ad esser una città accogliente anche con gli ospiti, che cambiano sempre, dell’Hub, del centro di accoglienza regionale?

Sì, perché prima era un Cie, era un centro dove veniva negata la dignità delle persone, era un centro di reclusione, anche in una situazione deplorevole. Lo abbiamo trasformato in un Hub di accoglienza regionale. Le persone che accedono all’Hub vengono poi smistate nei diversi comuni della regione e dell’area metropolitana bolognese. Noi abbiamo 51 comuni che aderiscono al sistema Sprar per l’accoglienza, e quindi diffusi nell’intero territorio dell’area metropolitana con progetti di integrazione.








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