di Massimiliano Menichetti
“Il Governatorato ha pagato in anticipo la ristrutturazione dell’appartamento del cardinale Bertone, il quale dichiarò con lettera che si sarebbe assunto l’onere delle spese”. Così l’ingegnere Marco Bargellini, capo servizio del Servizio Edilizia Interna della Direzione dei Servizi Tecnici del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, nella sua deposizione in qualità di testimone alla quinta udienza del processo in Vaticano per distrazione di fondi a carico dell’ex presidente della Fondazione Bambino Gesù, Giuseppe Profiti, e dell’ex tesoriere, Massimo Spina. Chiamato a rispondere dai magistrati e dai difensori degli imputati ha precisato però di non sapere di “altri pagamenti per i lavori di ristrutturazione effettuati dalla Fondazione Bambino Gesù”.
La singolarità
Il teste ha parlato di “una singolarità” in relazione alla procedura seguita per avviare
i lavori poiché “il progetto non era stato redatto dalla Direzione dei Servizi Tecnici del
Governatorato”; era stato “sponsorizzato”, aveva “un patrono” nella figura del cardinale;
non era “un evento preventivato nel bilancio”; il “soggetto che aveva individuato
la ditta per i lavori, era affidatario dell’immobile e si assumeva anche il relativo
onere economico”.
Le indicazioni del cardinale
In pratica il cardinale Bertone, nel 2013, in seguito all’assegnazione dell’appartamento
al terzo piano di Palazzo San Carlo, “richiese un’attività” del Governatorato “poiché
da decenni” in quell’unità abitativa “non erano stati effettuati interventi di ristrutturazione
straordinaria”, indicando sia lo studio esterno “dell’architetto Toscani” per la progettazione,
sia la “ditta Castelli Re spa” facente capo all’imprenditore Bandera “per l’esecuzione
dei lavori”. Il Governatorato “nel novembre 2013 approva preventivo e progetto”.
I due interventi
Ci fu comunque “una duplice tipologia d’interventi” approvati: quella sull’appartamento
e quella sulle “parti comuni” di Palazzo San Carlo, di spettanza del Governatorato.
“Ci si pose il problema - ha detto Bargellini - della ristrutturazione del lastrico
solare” ed in questo caso la Direzione dei Servizi Tecnici si occupò “dello studio,
del progetto, del preventivo”. I lavori quindi ebbero “due commesse diverse: una per
l’appartamento con un budget di 350mila euro e l’altra per il lastrico solare con
un budget di 179mila euro”.
L’appartamento annesso
“I lavori di ristrutturazione - ha aggiunto - riguardavano sia l’appartamento in cui
aveva abitato il commendatore Camillo Cibin”, capo della Gendarmeria, ma anche “un
altro che era stato annesso”, precedentemente occupato da mons. Bruno Bertagna, vicepresidente
del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi.
I costi
Il teste ha ricordato che “verso la fine di agosto vi fu un preventivo per i lavori
di ristrutturazione dell’appartamento disposto dalla ditta Castelli Re spa e la Direzione
dei Servizi Tecnici ritenne di escludere opere o correggere qualche intervento come
l’eliminazione del previsto riscaldamento a pavimento. Il preventivo - ha precisato
- indicava una spesa di 615mila euro, ma la ditta preannunciava uno sconto del 50%
ridimensionando l’importo a 308mila euro”. Una spesa “ritenuta conveniente”. Nonostante
le spese di ristrutturazione fossero “state assunte dal cardinale Bertone” - ha continuato
- tutto doveva essere approvato dalle “superiori autorità”, come avvenne.
Le colonne montanti
Venne quindi redatto “un quadro economico dove la spesa preponderante era quella del
preventivo della Castelli Re” e dove “il Governatorato si sarebbe assunto l’onere
- costo circa 20mila euro - di realizzare le “necessarie colonne montanti”, ovvero
la predisposizione delle colonne “per portare l’energia primaria: gas, luce e acqua”.
Gli ordinativi
L’ingegnere ha aggiunto che “per la realizzazione dei lavori sull’appartamento e parti
comuni di Palazzo San Carlo, furono redatti due distinti contratti con la Castelli
Re spa”. Poi si è corretto ed ha parlato di “ordinativi” in cui le due parti erano:
il Governatorato e la ditta di Bandera. Ha quindi escluso che il Governatorato fosse
a conoscenza “che un altro ente stesse finanziando le stesse opere”. E sollecitato
sul punto ha spiegato che quando ha usato l’espressione ‘committente’, usata durante
la deposizione davanti il Promotore di giustizia, intendeva il cardinale di Stato
emerito Bertone.
332mila euro
Il teste ha puntualizzato che per i lavori relativi all’appartamento “il Governatorato
pagò 308mila euro più altri 24mila per varianze in corso d’opera”. Ha però ribadito
di non sapere se “ci fu la copertura anche di queste spese da parte del cardinale
Bertone che aveva autorizzato queste modifiche”. Ha poi aggiunto che “non ci fu mai
il collaudo degli impianti a causa del fallimento della Castelli Re”.
La scelta della ditta
Sul perché fu scelta dal Governatorato la ditta di Bandera anche per la ristrutturazione
delle parti comuni di Palazzo San Carlo, Bargellini ha spiegato che “l’imprenditore
stava già eseguendo dei lavori ed aveva già montato un ponteggio di servizio”.
Cipriani, Mennini e Tulli
Dopo la deposizione dell’ingegnere sono stati chiamati a testimoniare dal difensore
di Massimo Spina, Alfredo Ottaviani, l’ex direttore generale ed ex vicedirettore dello
Ior, Paolo Cipriani e Massimo Tulli, successivamente Paolo Mennini, ex delegato Apsa.
I tre in sostanza hanno escluso che l’ex tesoriere “avesse potere di firma per quanto
riguardava i depositi della Fondazione Bambino Gesù presso lo Ior” o che “potesse
disporre dei beni e dei trasferimenti della Fondazione” presso Apsa. Tali poteri dispositivi
hanno sottolineato “erano del presidente Profiti”.
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