2017-09-21 13:50:00

Chiesa di Aleppo: la sfida della riconciliazione e del dialogo


Lentamente, Aleppo si sta risollevando. Nove mesi dopo la sua riunificazione, la grande città siriana del Nord – per quattro anni divisa tra le forze governative e quelle ribelli – tenta come può di riprendere il corso di una vita normale. Ma l’antica capitale economica della Siria fa fatica a ritrovare il ritmo che aveva prima della guerra: le sue capacità produttive sono state infatti considerevolmente ridotte e i suoi abitanti dipendono totalmente dall’aiuto esterno.

Padre Ibrahim è parroco nella parrocchia latina di San Francesco d’Assisi di Aleppo: questa parrocchia, particolarmente attiva e dinamica, ha lanciato molti progetti di aiuto, progetti di ricostruzione, di pulizia delle strade, di aiuti alle piccole imprese nonché progetti di educazione e di formazione, per aprire la strada a un avvenire di pace e di speranza in questa città martire.

Ma questi quattro anni di conflitto hanno lasciato tracce profonde nei cuori e negli spiriti, come ci ricorda proprio padre Ibrahim, raggiunto telefonicamente da Manuella Affejee:

R. - Per noi è un’esperienza veramente dolorosa: stare a guardare anche nelle scuole, come le persone sono state lacerate psicologicamente. Si parla di una generazione completamente distrutta, con molti sintomi da trauma psicologico e anche con tante ferite, tanta violenza nelle parole e nei gesti, e con una forte resistenza a un’iniziativa educativa e formativa. Stiamo ragionando se lanciare alcuni progetti per assistere e per accompagnare i bambini, soprattutto quelli più fragili, in un dopo-scuola di tre-quattro ore all’interno della scuola stessa, con un’assistenza medica e psicologica.

D. – Lei parla di una violenza un po’ generalizzata negli atteggiamenti, nei gesti, nei discorsi … altre testimonianze richiamano poi l’ideologia fondamentalista che, nonostante tutto, rimane, persiste. Questa cosa ha potuto riscontrarla anche lei?

R. – E’ certo che ci sono segni che anche noi vediamo e che sentiamo, della presenza – all’interno di molte famiglie e di molti cuori – del concetto fondamentalista. Non è scomparso, è ben presente. Ed è nostra preoccupazione, insieme ai capi religiosi cristiani e musulmani che hanno vissuto nella città, di avviare un processo educativo che dovrà aiutare il bambino a evitare il fondamentalismo nel suo percorso. Questa è una sfida, una sfida molto grande in seno alla società, non solo con i bambini ma anche nelle famiglie. Abbiamo avviato molte iniziative in città, volta alla riconciliazione e al dialogo tra le diverse parti; cerchiamo di operare in questo senso ogni giorno, ragionando insieme del bene comune e della solidarietà. In questo senso, cerchiamo di fare il possibile …

D. – Le sfide per Aleppo sono veramente tante. Ma voi avete ragioni di speranza e ragioni per rimanere positivi?

R. – Noi abbiamo sempre motivo di vedere le cose da un punto di vista positivo. Abbiamo la fede nel cuore, abbiamo visto veramente come il Signore è intervenuto nella nostra storia, parliamo molto di un’azione – questo accordo tra le diverse parti – che ha interrotto la caduta delle bombe e che ha portato un po’ di calma ad Aleppo. Per noi, è la manifestazione della resurrezione di Gesù: la sua presenza in persone che si occupano del suo popolo, che si occupano di tutti gli abitanti di Aleppo. Ecco perché vediamo tanti miracoli compiersi ogni giorno, con l’aiuto della Provvidenza. Noi continuiamo a mantenere la speranza nel cuore e incoraggiamo tutte le famiglie, tutte le persone a conservare anche loro questa speranza.

D. – Vuole lanciare un appello particolare per Aleppo?

R. – Abbiamo sempre bisogno della preghiera, abbiamo sempre bisogno della guarigione per la città, per gli abitanti, per i cuori ma anche per i corpi. Per questo, chiedo umilmente la preghiera, affinché il Signori ci doni una vita nuova e la guarigione per la città di Aleppo.








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