2017-09-11 15:01:00

Papa: Colombia, Paese che ha futuro, un viaggio commovente


di Alessandro De Carolis

Un “popolo nobile che non ha paura di esprimersi e di far vedere quello che sente”. Quattro giorni pieni sono sufficienti per parlare con affetto sincero di un popolo che gli ha voluto dimostrare che lo ama davvero, quattro città e sempre la stessa alegria per le strade, alle Messe, ovunque.

Ammirato dalla Colombia
Il Papa apre così la conferenza stampa sul volo di rientro dalla Colombia. Senza una domanda, ma con una considerazione spontanea che dice molto di cosa abbia nel cuore. Nel mezzo della conversazione trova spazio il consueto mosaico di temi a seconda degli interessi geopolitici dei giornalisti. Il Venezuela e le intenzioni del presidente Maduro, gli immigrati Usa e le intenzioni del presidente Trump. L’inferno dei migranti dalla Libia, con l’apprezzamento per l’Italia dalle porte aperte, e le responsabilità dei governi mondiali rispetto a un clima che troppo spesso causa tragedie.

Se la pace la vuole la gente
Per il galateo di bordo le domande d’apertura spettando di solito ai cronisti del Paese appena visitato e i due colleghi che prendono il microfono chiedono al Papa di esprimersi sulla Colombia post eversione armata e sulla corruzione. La guerriglia, afferma Francesco, è stata “una malattia” ma riconosce l’esistenza di “passi che danno speranza". “Ringrazio tanto” l’ELN, dice, riferendosi a quella sigla della guerriglia colombiana che diversamente dalle FARC non parla di pace ma solo di tregua. E aggiunge di aver “percepito” che “la voglia di andare avanti in questo processo va oltre i negoziati”, “è una voglia spontanea”, e lì, assicura “c’è la forza del popolo”,  che però “va aiutato con la vicinanza e la preghiera” e “con la comprensione”.

I corrotti e il “modello Colombia”
La corruzione è uno dei temi forti del Pontificato e Francesco ricorda il libro scritto sull’argomento e anche le convinzioni già espresse sul corrotto, persona – ribadisce – che “si stanca di chiedere il perdono e si dimentica di chiederlo” a Dio che non lo negherebbe e che in ogni caso è l’unico che può salvare una persona del genere Il tema del popolo protagonista dei propri destini ritorna nella risposta ai giornalisti di lingua spagnola, che chiedono se sia possibile “replicare il modello Colombia”, cioè di un negoziato a più voci. Certo, è già accaduto, conferma il Papa, ma il fatto – asserisce – è che più dell’Onu, più dei politici e dei tecnici, “un processo di pace andrà avanti se lo prende il popolo”. Altrimenti, saranno “compromessi” poco risolutivi.

Disastri ambientali e responsabilità
La prima giornalista donna è anche la prima a interessarsi della salute di Francesco dopo l’incidente al sopracciglio e allo zigomo della mattina. Il Papa se la cava con una battuta e poi risponde alla domanda che lo coinvolge sul tema ambientale. Gli uragani ravvicinati che stanno distruggendo ampie aree del Centroamerica sono un dramma che, riafferma, richiama ognuno alle proprie “responsabilità morali”, compresi i governanti che “hanno le loro”. Basta consultare gli scienziati, indica loro “sono chiarissimi”.

Immigrati, bene Italia e Grecia
Ai giornalisti italiani interessa la presa di posizione del Papa sui ritardi dei governi circa l’immigrazione. Perché, chiedono, non sono solleciti come si dovrebbe mentre lo si è ad esempio sulla vendita delle armi? Perché l’uomo “è uno stupido”, ribatte il Papa citando la Bibbia e quando decide di non vedere “non vede”. E sulla gestione delle partenze di disperati dalla Libia, Francesco dice non aver trattato il tema durante l’incontro avuto col premier italiano Gentiloni e soprattutto di avvertire un “dovere di gratitudine” verso l’Italia e la Grecia “perché hanno aperto il cuore ai migranti”. Apertura, precisa, che non può prescindere dalla capacità di accoglienza di ogni singolo Paese. Tuttavia, insiste il Papa, la vera questione in gioco è “l’integrazione” o il suo rovescio. “Cuore sempre aperto, pazienza, integrazione e vicinanza umanitaria”, indica, invitando l’umanità a prendere “coscienza” dei “lager nel deserto” dove si spezzano i sogni di tanti migranti e riconoscendo al governo italiano di stare “facendo di tutto per risolvere problemi umanitari, anche quelli che non può risolvere”. Nel discorso c’è anche un accenno all’Africa, sulla quale grava ancora una convinzione radicata e cioè che si un continente da sfruttare piuttosto che aiutare a risollevarsi.

Trump e Maduro
Sempre rimanendo in orbita immigrazione. Francesco viene interpellato anche sull’abolizione della legge statunitense “Dreamers” (che toglie le tutele volute da Obama per 800 mila minori immigrati illegalmente - ndr). Pur ammettendo di non conoscerne a fondo i termini, il Papa intende sperare in un ripensamento del governo. "So che il presidente Usa", osserva, “si presenta come uomo pro-life. Se è un buon pro-life, capisce ce la famiglia è la culla della vita e si deve difenderne l’unità”, giacché se ai giovani si staccano le radici, droga, dipendenze e suicidi diventano le terribili vie d’uscita. Sulla questione venezuelana, che molto gli sta a cuore, il Papa scandisce che “la Santa Sede ha parlato forte e chiaramente” e che circa le dichiarazioni del presidente Maduro tocca a lui spiegarle. Quello che è “più doloroso” per Francesco è il “problema umanitario” e che su questo l’Onu “debba farsi sentire” per dare un aiuto.

La Colombia ha futuro
La conferenza stampa scivola via senza scossoni, tranne quelli dell’aereo che inducono a concludere il dialogo con i giornalisti dopo una quarantina di minuti. A quel punto, Francesco sceglie di congedarsi così si era presentato, parlando di quanto la Colombia lo abbia colpito. Colpito in particolare dai papà e le mamme che alzavano i loro bambini al suo passaggio per farglieli vedere e benedire. Questo “è un simbolo di futuro, di speranza”, conclude. Un popolo “capace di fare bambini e poi di farli vedere come fossero tesoro quello è un popolo che ha speranza e ha futuro”.

Ascolta e scarica il podcast con la conferenza stampa del Papa sul volo di rientro a Roma:

 








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