2017-09-08 07:25:00

Colombia: la figura di mons. Jaramillo, ucciso dall'Eln, oggi beato


La fedeltà al Signore e al proprio ministero, fondata sull’incontro personale con Cristo. Questo il carattere che contraddistingue la figura del martire colombiano Jesús Emilio Jaramillo Monsalve, dell’Istituto per le missioni estere di Yarumal, vescovo di Arauca, ucciso in odio alla fede nel 1989: sarà Papa Francesco a beatificarlo oggi a Villavicencio, assieme a padre Pedro María Ramírez Ramos. Un grande zelo caratterizzò l’opera di mons. Jaramillo in un contesto difficile, fortemente segnato da violenza e ingiustizia, con la nascita e la proliferazione di differenti gruppi armati. A stroncare la sua vita, l’Esercito di liberazione nazionale, quella stessa formazione che proprio in queste settimane partecipa ad un nuovo negoziato per una più ampia pacificazione della Colombia. La nostra inviata a Bogotá, Giada Aquilino, ha intervistato il postulatore della causa di Beatificazione, il padre redentorista Antonio Marrazzo:

R. – Mons. Jesús Emilio Jaramillo Monsalve si è preoccupato di affermare l’autenticità del Vangelo e lo ha fatto tenendo conto non solo dell’annuncio esplicito ma anche di quello che era il discorso di promuovere la persona umana. Jaramillo in effetti nasce come religioso di un nuovo istituto, l’Istituto per le missioni estere di Yarumal, che si preoccupava di portare avanti un discorso missionario nelle zone più abbandonate della Colombia, quindi in aree contadine, dove c’erano gli indios… E anche da vescovo si è preoccupato non soltanto di annunciare esplicitamente il Vangelo ma anche di promuovere umanamente e socialmente questa realtà. Ha creato delle istituzioni proprio per i contadini e per gli indios, oltre per esempio a dare vita a un ospedale.

D. – Si è trovato anche a fare i conti con un contesto fortemente segnato dalle violenze…

R. – Sì, perché è vissuto in un momento particolare della storia della Colombia, quando si sono venuti a formare vari gruppi di guerriglieri, come le Farc. E, soprattutto nell’area dove lui era vescovo, ad Arauca, c’era l’Eln, l’Esercito di liberazione nazionale, che si affermava con il potere delle armi. Mons. Jaramillo fu calunniato in diverse occasioni, cercando di screditarlo proprio per il lavoro e le attività che faceva a livello sociale, a livello umano. Poiché lo Stato aveva creato, in accordo con la Conferenza episcopale, una istituzione a favore dell’istruzione per i poveri e per i contadini, fu deliberatamente accusato di aver rubato i soldi degli insegnanti, cosa che abbiamo dimostrato poi non essere vera.

D. – E’ stato riconosciuto il martirio. Perché diventa beato?

R.  – Jaramillo è stato ucciso coscientemente in odio alla fede. Per l’Esercito di liberazione nazionale e i guerriglieri era un ostacolo alla loro ideologia. Loro stessi, pur rivendicando qualche giorno dopo l’omicidio, in un successivo momento ammisero di avere sbagliato nei confronti di Jaramillo.

D. – Come è avvenuta l’uccisione?

R. – Era andato a fare una visita pastorale in una parrocchia, in una delle zone di Arauca. Lungo la strada si stavano spostando lui e altri due sacerdoti e a un certo punto furono fermati da un gruppo di guerriglieri. Lui fece in modo che i due sacerdoti venissero lasciati in pace, confessandosi anche da uno di questi. Uno dei sacerdoti tornò il mattino dopo nel luogo dell’agguato e lo trovò morto, massacrato dalle torture, con tanti colpi d’arma da fuoco.

D. – Parlando con i vescovi, è emerso che la sua figura è molto conosciuta, anche dai giovani in Colombia. Quale messaggio mons. Jaramillo lancia oggi alla Chiesa e ai colombiani?

R. – Da un lato, quello della coerenza. Dall’altro, l’adesione totale a Cristo. Dalle testimonianze dei sacerdoti che erano presenti quando l’hanno preso viene fuori che era sereno perché sapeva di compiere la volontà di Dio.

D. – Il Pontefice beatifica questo vescovo a Villavicencio: quanto è importante che a presiedere la cerimonia sia Papa Francesco?

R.  – Il fatto che il Papa beatifichi Jaramillo in Colombia è un segno di speranza, ma è anche un invito, un’esortazione ad essere tenaci, ad andare avanti e a promuovere l’uomo nella sua integrità.








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