2017-09-05 07:42:00

Papa in Colombia. Mons. Botero: emergenza è "microtraffico" di droga


Sabato 9 settembre sarà il giorno del viaggio in Colombia che Francesco dedicherà a Medellín, seconda città per popolazione dopo Bogotá, nel dipartimento di Antioquia. Il Papa celebrerà la Santa Messa all’aeroporto, quindi nel pomeriggio farà una visita all’“Hogar San José”, una casa d’accoglienza per bambine orfane e in difficoltà. Poi nello stadio coperto La Macarena, il Pontefice incontrerà sacerdoti, religiose, consacrati e consacrate, seminaristi e familiari. E’ questo un momento particolare per la città, divenuta negli anni un punto cruciale per il narcotraffico, con numerosi omicidi e altri crimini che hanno insanguinato anche la Chiesa locale. Che realtà troverà il Papa allora a Medellín, visitata nel 1986 anche da San Giovanni Paolo II? La nostra inviata in Colombia Giada Aquilino lo ha chiesto a mons. Elkin Fernando Álvarez Botero, vescovo ausiliare di Medellín e segretario generale della Conferenza episcopale colombiana:

R. – Il Papa troverà una realtà davvero cambiata: sono passati 31 anni dalla visita di Giovanni Paolo II e la città è molto cresciuta ma è passata anche attraverso diversi processi di violenza, in particolare negli anni Novanta. E questo ha lasciato delle conseguenze. Adesso possiamo dire che la città si trova in un processo di rinnovamento e di riconciliazione, ma c’è ancora molto da fare.

D. – Ancora oggi le piaghe quali sono?

R. – Sono soprattutto il narcotraffico, che continua. In questo momento noi lo chiamiamo “microtraffico”, perché si pratica la vendita di stupefacenti in piccole quantità e i gruppi di giovani cercano di ottenere il controllo di questa vendita nei quartieri della città. Questa è la grande piaga al momento.

D. – Come la Chiesa è impegnata su questo fronte?

R. – Soprattutto attraverso l’azione nelle parrocchie. La pastorale sociale ha realizzato, nei quartieri nei quali si concentra questa realtà di violenza, una presenza e un certo dinamismo, avendo attivato diversi processi di ricerca della pace, in particolare con i giovani. Il lavoro si è concentrato sostanzialmente sulla popolazione giovane che corre maggiori rischi, in questa situazione. La Chiesa in particolare facilita il dialogo per trovare modi di vita che possano essere migliori per i giovani di queste comunità.

D. – Ci può fare un esempio di tale dialogo?

R. – Ad esempio in qualche parrocchia il parroco può convocare i giovani che sono in conflitto tra di loro, per avviare un dialogo e non usare più la violenza. Abbiamo fatto diverse esperienze su questa linea, organizzando incontri tra gruppi che si sono letteralmente odiati per lungo tempo: la Chiesa facilita proprio questo dialogo.

D. – Le lotte per il traffico di droga hanno portato a omicidi e crimini che negli anni hanno insanguinato anche la Chiesa. A fine luglio è stato ucciso un altro giovane sacerdote…

R. – Sì, è accaduto nel dipartimento di Antiochia; non cosa sia successo con precisione. Sappiamo che è frutto della violenza, probabilmente ancora della guerriglia. Però non abbiamo chiari i fatti che hanno portato all’omicidio di questo giovane sacerdote che era molto bravo, soprattutto nel lavoro con i giovani.

D. – A Medellín il Papa incontrerà proprio i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi. Di che messaggio hanno bisogno, in questo quadro?

R. – Abbiamo pensato, a livello di Conferenza episcopale, a un tema speciale per ognuna delle città che il Papa visiterà. A Medellín il tema sarà proprio la vocazione cristiana, il discepolato. A Medellín quindi il Pontefice darà un incoraggiamento a tutti per vivere il Battesimo e si rivolgerà in particolare ai sacerdoti e ai religiosi: questa è una regione dalle lunghe tradizioni nelle vocazioni sacerdotali e religiose. Ma questa vita cristiana che dà frutti nei sacerdoti e nei consacrati ha bisogno anche di un rinnovamento. Queste parole di incoraggiamento e rinnovamento sono dunque quelle che ci aspettiamo da Papa Francesco: senza dubbio nascono ancora vocazioni in questa regione, però sono diminuite e quindi abbiamo bisogno di nuove risposte alla chiamata di Dio.

D. – Francesco visiterà a Medellín anche l’“Hogar San José”. Che realtà è?

R. – Nell’arcidiocesi di Medellín abbiamo diverse opere per i bambini e le bambine che sono in situazione a rischio, cioè con realtà familiari difficili. Questo “Hogar San José” serve per educare e formare questi piccoli che non hanno una casa loro o una famiglia nel vero senso del termine. L’“Hogar San José” ospita duecento bambini, tra i 3 e i 15 anni, che lì ricevono formazione cristiana, umana, vanno in collegio. Ed è un’opera diretta dall’arcidiocesi di Medellín.

D. – Che poi è la prova concreta dell’impegno contro la violenza, contro il narcotraffico, contro la criminalità…

R. – Noi vogliamo proprio strappare questi ragazzi alla violenza, portarli in una situazione di amore, di consolazione che è condizione per una crescita integrale e in un clima di bontà.

D. – Da segretario generale della Conferenza episcopale, cosa ci può dire a proposito delle altre città? Quali sono i temi?

R. – A Bogotá, il tema principale sarà la vita e tutto quello che gira intorno ad essa. Puntiamo a un incontro con gli infermi, con le persone che hanno una leadership all’interno della società per promuovere condizioni di vita degna per tutti. E poi, a Villavicencio il tema centrale sarà la riconciliazione, il perdono, per avere una Colombia in pace. A Villavicencio sarà trattato anche il tema della cura del Creato, un po’ nella linea della “Laudato si’”. A Cartagena, alla luce della figura di San Pietro Claver, lo “schiavo degli schiavi”, il Papa parlerà dei diritti umani e della promozione umana integrale.








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