2017-09-02 12:45:00

Sedici milioni di bambini colpiti dalle alluvioni in Asia


di Benedetta Capelli

Con il passare dei giorni si delinea con maggiore chiarezza la portata delle alluvioni che hanno colpito tre paesi dell'Asia meridionale: Nepal, India e Bangladesh. Secondo i dati recenti forniti dall’Unicef, settimane di piogge monsoniche e di inondazioni hanno provocato  1.288 morti, oltre 45 milioni di persone hanno subito danni e sono 16 milioni i bambini che insieme alle loro famiglie hanno urgente bisogno di aiuti.

La situazione più pesante è in India dove oltre 31 milioni di persone, tra queste più di 12 milioni di bambini, stanno subendo le conseguenze delle alluvioni. “Circa 805.183 case – riferisce l’Agenzia dell’Onu dedicata alla tutela dell’infanzia - sono state parzialmente o completamente danneggiate e 15.455 scuole sono state danneggiate, sconvolgendo la possibilità di andare a scuola di quasi un milione di studenti”.  L’Osservatore Romano, in un recente articolo, ha parlato di “strage negli ospedali dei bambini” mettendo in luce soprattutto la drammatica situazione indiana. Il quotidiano della Santa Sede ha ricostruito la storia di silenzi e di omertà dei medici di diverse strutture, nelle quali oltre mille bambini sono morti per encefalite. Ospedali nei quali è cronica la mancanza di medicine, di macchinari adeguati ma dove pesa anche la cattiva gestione e la corruzione dilagante.

A preoccupare è pure la situazione in Nepal, dove – riferisce l’Unicef - 1,7 milioni di persone, tra cui 680mila bambini, sono state colpite; 352.738 sono gli sfollati, oltre 185.126 case sono state danneggiate o distrutte. Si teme che sia a rischio l’istruzione di 253.605 bambini.

L’Agenzia Onu rivela inoltre che “solo in Bangladesh, oltre 8 milioni di persone sono state colpite da inondazioni, tra di loro circa 3 milioni di bambini. Si stima che 696.169 case siano state danneggiate o distrutte” e 2.292 scuole primarie e comunitarie riportino conseguenze a causa dell’acqua alta. Proprio a causa di acqua non pulita si registrano più di 13.035 casi di malattie.

“A Dacca – racconta padre Carlo Dotti, missionario del Pime in Bangladesh – ci sono zone dove l’acqua è arrivata fino alle ginocchia" o in alcuni casi alla vita perché il sistema di scarico dell’acque è molto difettoso. A preoccupare il religioso sono anche le conseguenze dell’alluvione sull’economia del Paese. “A settembre si pianta il riso ma molte coltivazioni  - riferisce padre Dotti - sono andate distrutte a causa dell’acqua”.

“Le organizzazioni che dovrebbero muoversi – denuncia il missionario - lo fanno con molta lentezza e intanto la gente soffre”. Ritardi si segnalano anche perché il governo aspetta a concedere il via libera alle operazioni delle organizzazioni non governative di intervenire, “penso che sia perché non vuole che si facciano dei confronti con le organizzazioni statali lente nell’approntare misure d’urgenza”.

Ascolta e scarica il podcast con l'intervista integrale a padre Carlo Dotti








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