2017-08-31 13:42:00

Brasile. Sospeso il decreto sulla Renca. Mons. Ciocca: vigilare


In Brasile il giudice Rolando Spanholo ha sospeso ieri il decreto presidenziale che aveva eliminato le protezioni ambientali e permetteva l'estrazione mineraria in una vasta riserva nella foresta amazzonica, la Riserva Nazionale di Rame e Associati, Renca. Forti erano state le critiche della Chiesa cattolica e degli ambientalisti al decreto, reso noto la scorsa settimana. Per il magistrato, il decreto non è stato preceduto dalla necessaria autorizzazione del Congresso Nazionale, come richiesto dalla Costituzione, e potrebbe mettere a repentaglio la protezione dell'ambiente e delle comunità indigene locali. Christiane Murray ha raggiunto telefonicamente in Amazzonia mons. Adriano Ciocca, vescovo di San Felix do Araguaia

R. – Credo che il fatto che il giudice abbia sospeso questo decreto è una cosa importante ma per come vanno le cose bisogna stare attenti: cercheranno di raggiungere attraverso altri canali gli obiettivi che alcuni gruppi hanno in mente. Se quindi noi abbassiamo la guardia o pensiamo che per il fatto che c’è questo decreto la situazione si è normalizzata stiamo rischiando di trovarci tra poco con altri problemi sempre nello stesso campo. Per fortuna c’è stata la sospensione di questo decreto ma dobbiamo stare attentissimi.

D. - E c'è preoccupazione per l'Amazzonia...

R. – La preoccupazione per la situazione dell’Amazzonia, ma anche per quella dei biomi che ci sono qui in Brasile, sta aumentando tantissimo tra la gente. Anche perché quest’anno la Campagna di Fraternità ha avuto come tema la preservazione del Creato e in particolare i biomi del Brasile. Quindi è stato un lavoro abbastanza intenso, che ora continua nella comunità e nelle scuole, per vedere se si riesce a fare in modo che la gente si preoccupi non solo nella teoria, ma con azioni concrete al fine di difendere l’ambiente e l’ecosistema.

D. – Secondo lei, qual è la priorità che deve essere cambiata in Amazzonia in questo momento?

R. – Io credo che la priorità sia cercare di fermare l’aggressione alla foresta e alle aree che non sono ancora state raggiunte né dalle imprese estrattive di minerali né da quelle che sfruttano il legname dell’Amazzonia. Quindi preservare e cercare di difendere il territorio è la prima cosa da fare. Poi è necessario, e alcuni lo stanno già facendo, mettere in atto un progetto che abbia come fine quello di analizzare come convivere con questa realtà: cercare di vedere come questa realtà, con la varietà enorme di fauna e di flora, possa arricchire le conoscenze e le esigenze dell’umanità. E quindi c’è un lavoro grandissimo da fare. Poi, oltre a questo, in Amazzonia sono presenti innumerevoli popoli indigeni, con culture e lingue anche molto diverse tra loro. E questa varietà e ricchezza culturale non sono conosciute né studiate come dovrebbe essere; è un territorio che può avere delle ricchezze, che possono di fatto servire al benessere di tutta l’umanità. C’è molto lavoro da fare per poter proteggere l’Amazzonia e fare in modo che sia di fatto non solo il “polmone del mondo”, ma anche una fonte di risorse per il resto dell’umanità, senza distruggerla.








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