2017-08-30 07:33:00

Sri Lanka: i vescovi contro la legge che legalizza l'aborto


La Conferenza episcopale dello Sri Lanka (Cbcsl) condanna la nuova legge sull’aborto approvata dal Parlamento e si oppone a qualsiasi circostanza che “giustifichi” la soppressione di una vita umana. La scorsa settimana - riferisce l'agenzia AsiaNews - il gabinetto di Maithripala Sirisena ha legalizzato le pratiche per l’interruzione della gravidanza, che ora è prevista in due circostanze: nel caso in cui il bambino sia frutto di uno stupro e se il feto presenta gravi malformazioni. Ma i vescovi dicono “no all’aborto in ogni caso”.

Nella dichiarazione, pubblicata in seguito al passaggio della normativa, si legge: “La Conferenza episcopale condanna con durezza ogni sforzo teso a legalizzare l’aborto in qualsiasi forma”. A firma del presidente mons. Winston S. Fernando e del vice presidente mons. Valence Mendis, nel testo i vescovi sottolineano che “la giustizia non deve essere compromessa in nessun caso, soprattutto quando si tratta di salvaguardare il diritto alla vita di un bambino non nato. Non si possono tutelare i diritti di una persona e violare quelli di un’altra”.

L’argomento sta dividendo la popolazione dell’isola. Da una parte, la Women’s Organization sostiene che “l’aborto deve essere legalizzato”; dall’altra, i cattolici, che sostengono che una vita umana deve essere rispettata fin dal momento del concepimento

Secondo un sondaggio dell’Università di Kelaniya, lo scorso anno in Sri Lanka sono state effettuate 650 interruzioni di gravidanza al giorno. Il prof. K. Karunatilake, docente alla facoltà di Sociologia, riferisce “che dall’inizio dell’anno ci sono stati circa 240mila aborti illegali. Comparato ai dati precedenti, si nota che il numero è in aumento”. (M.M.P.)








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