2017-08-29 13:25:00

Il martirio di S. Giovanni Battista si rinnova nella Chiesa nel mondo


di Debora Donnini

“Voce di uno che grida nel deserto:  Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”. Così Giovanni Battista, definiva se stesso e la sua missione. Viveva nel deserto, vestito di peli di cammello, faceva penitenza e predicava invitando alla conversione. La Chiesa oggi ricorda il Martirio del Precursore di Gesù, ucciso per volere di Erode. Lo aveva fatto arrestare  a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni, infatti, gli aveva ricordato che non gli era lecito stare con la moglie di suo fratello. Erode però non voleva farlo uccidere ritenendolo giusto. Ma Erodiade, tramite la danza di sua figlia ad un banchetto, riuscì ad ottenere come premio la testa del Battista. Il capo di Giovanni Battista, detto per questo “decollato”, è conservata nella Chiesa di san Silvestro in Capite a Roma.

Più volte Papa Francesco ha ricordato che oggi ci sono più martiri che nei primi secoli. “I media non lo dicono perché non fa notizia, ma tanti cristiani nel mondo oggi sono beati perché perseguitati, insultati, carcerati. Ce ne sono tanti in carcere, soltanto per portare una croce o per confessare Gesù Cristo!”, ha detto il Papa durante la Messa a santa Marta .

Marta Petrosillo, portavoce di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, nell’intervista ci spiega quali sono le aree dove i cristiani oggi sono più perseguitati:

R. - Oggi ci sono più cristiani perseguitati che nei primi secoli ed è purtroppo una tendenza che non accenna ad arrestarsi. “Aiuto alla Chiesa che Soffre” pubblica ogni due anni il suo Rapporto sulla Libertà religiosa nel mondo, e ad anni alterni un Rapporto specifico sulla persecuzione anti-cristiana. E purtroppo, di edizione in edizione, registriamo costantemente dei peggioramenti nella condizione dei cristiani nel mondo.

D. – Dove in particolare?

R. – Abbiamo Paesi in cui i cristiani soffrono perché perseguitati dai regimi, come può essere quello della Corea del Nord, uno dei maggiori persecutori nel mondo ma anche nazioni meno conosciute, come l’Eritrea, che non a caso viene definita “la Corea del Nord d’Africa”, perché lì il governo impedisce qualsiasi espressione religiosa e moltissimi cristiani sono detenuti in container nel deserto. In Africa la pressione dei vari gruppi jihadisti è senza dubbio in aumento e abbiamo l’estendersi del raggio di azione di gruppi, come ad esempio quello della setta fondamentalista di Boko Haram, che ha esteso il proprio campo non soltanto alla Nigeria settentrionale, ma ha anche iniziato ad agire, ormai almeno da un paio d’anni, anche in Camerun e in altri Paesi confinanti come il Niger. Abbiamo tutti di fronte agli occhi il massiccio esodo dei cristiani dalla Piana di Ninive nel 2014, ma anche la tragedia vissuta dai cristiani in Siria. Spostandoci in America Latina, abbiamo moltissimi casi - anche se qui ovviamente non si può mai parlare con assoluta certezza - di uccisioni in odio alla fede, perché andrebbero indagati i singoli casi. Ci sono però moltissimi sacerdoti uccisi, ad esempio in Messico.

D. – Poi ci sono per esempio anche gli attentati alle chiese: gente che va per pregare e perde la vita o rimane ferita in modo grave a causa di questi attentati…

R. – Ultimamente i casi non mancano, ad esempio in Nigeria ma anche nel nostro Occidente, con l’uccisione di padre Jacques Hamel.

Ascolta e scarica l'intervista a Marta Petrosillo:

 








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