2017-08-22 11:25:00

Afghanistan, Trump dà carta bianca ai generali


di Alessandro Guarasci

 

Più truppe in Afghanistan. Le vuole il Presidente degli Usa Trump che ha delineato la nuova strategia. Trump però non precisa di quanto aumenterà il contingente.

"Il mio istinto era di ritirarsi, e storicamente mi piace seguire i miei istinti, ma in tutta la mia vita ho sentito che le decisioni sono molto differenti quando siedi dietro la scrivania dello studio Ovale", ha detto Trump, che ha precisato come "un ritiro frettoloso creerebbe un vacuum che i terroristi, incluso l'Isis e Al Qaeda, riempirebbero subito, proprio come successe prima dell'11 settembre''.

Poi, il Presidente Usa sottolinea che l’obiettivo è un “esito onorevole e durevole, degno dei tremendi sacrifici che sono stati fatti'', ed ancora:  ''Le minacce alla sicurezza che fronteggiamo in Afghanistan e nella più ampia regione sono immense'', espandendo "il potere per le forze armate Usa per colpire i terroristi e i network criminali che seminano violenza e caos in l'Afghanistan''. 

Tump è poi passato ad illustrare le nuove linee guida. "Un pilastro fondamentale della nostra nuova strategia è passare da un approccio basato sul tempo ad uno basato sulle condizioni. E' controproducente per gli Usa annunciare in anticipo le date in cui intendiamo cominciare, o finire, le operazioni militari. Non parleremo di numeri di soldati o dei nostri piani per ulteriori attività militari'', ha spiegato.

Per Ferdinando Fasce, docente Storia Americana all'Università Genova, "qui si fa sentire con forza la presenza della componente militare all’interno di un’amministrazione che è fortemente in difficoltà, divisa e che dunque per molti versi finisce per appoggiarsi a questa componente stessa".

Trump poi sottolinea che ''gli Usa non useranno piu' il loro potere militare per costruire democrazie in terre lontane, o per provare a ricostruire altri Paesi a loro immagine, quei giorni sono finiti". Fasce mette in luce che "Trump ci ha abituati a una continua contraddizione. Questa espressione corrisponde in parte a quello che Trump ha detto in campagna elettorale e anche subito dopo l’elezione, per sottolineare il principio dell’'America prima', il primato dell’attenzione all’America in quanto tale. Quindi, in questo senso direi che contraddizione non c’è; c’è rispetto al fatto però che Trump, che sembrava prima di tutto un nazionalista, deve fare i conti con i problemi enormi dello scacchiere internazionale e al tempo stesso anche con gli equilibri della propria, ripeto, alquanto divisa e all’apparenza indebolita amministrazione".

Ascolta e scarica il podcast dell'intervista a Ferdinando Fasce:

 








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