2017-08-05 09:13:00

Cile: depenalizzato l’aborto. Il rammarico dei vescovi


La Camera bassa e la Camera alta del Parlamento cileno, hanno approvato ieri l’interruzione volontaria di gravidanza relativamente a tre casi: rischio per la vita della madre, difetti congeniti e mortali del feto, e casi di stupro. Approvata dal Senato con 22 voti a favore e 13 contrari, e dalla Camera dei deputati con 70 sì e 45 no, la nuova normativa verrà valutata dalla Corte Costituzionale che, entro l’8 agosto, dovrà decidere se accogliere o meno le proteste e le richieste avanzate dall’opposizione.

Resta, così, inascoltata la voce della Chiesa cattolica che più volte, in passato, ha ribadito l’importanza di tutelare e promuovere il valore della vita. Nell’ultima dichiarazione del 21 luglio scorso, ad esempio, intitolata "Con più forza che mani, promuoviamo il valore della vita", il Comitato permanente della Conferenza episcopale cilena affermava che la nuova legge porta ad una “ingiusta discriminazione verso gli esseri umani indifesi, la cui vita lo Stato è chiamato a garantire e proteggere”.

Inoltre, i vescovi non vedevano in tale legge “una risposta umanizzante al grande dramma che vivono le donne in situazioni estreme”, come quelle indicate dalla normativa. Ribadendo, infine, che ogni essere umano è “creato ad immagine e somiglianza di Dio” e che “la vita e la dignità della persona hanno un valore inalienabile”, i presuli esortavano a “promuovere e tutelare la vita in tutte le sue fasi di sviluppo, dal concepimento fino alla morte naturale”. 








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