“Credo che sia un documento molto importante, perché si mette in linea con tutto quello che in questo periodo la Chiesa e il Papa, in particolare, stanno facendo per la lotta alla corruzione. La centralità del contrasto a questi mali è uno degli strumenti fondamentali per ripristinare la parità di trattamento fra tutti i cittadini e per evitare che gli ultimi restino sempre gli ultimi”. Lo afferma Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, in occasione della pubblicazione del Documento finale del Dibattito internazionale sulla corruzione, promosso dal Dicastero per lo sviluppo umano integrale e svoltosi in Vaticano il 15 giugno. Nel testo sono elencati anche i ventuno obiettivi della ‘Consulta internazionale su giustizia, corruzione, crimine organizzato e mafie’, sorta in seno al Dicastero e di cui lo stesso Cantone è membro.
Un fenomeno di cui sottovalutiamo gli effetti
“Come spiega il documento – aggiunge Cantone – la
cultura, l’educazione e l’istruzione sono strumenti fondamentali per combattere la
corruzione, perché quest’ultima è molto spesso sottovalutata nei suoi effetti”. “A
molti cittadini, infatti, - spiega il presidente dell’Anac – la corruzione sembra
un fatto lontano dalle loro vite, poco interessante per il cittadino. Pensiamo
alla corruzione come un fenomeno di mazzette: qualcuno vince un appalto e qualcun
altro lo perde. Quindi il cittadino non si considera coinvolto, interessato, in queste
vicende. Invece, gli effetti della corruzione riguardano tutti i cittadini. Quelli
che in conseguenza di tutto ciò ottengono servizi di qualità peggiore nel settore
della sanità o degli appalti pubblici. Riguardano i ragazzi che sono costretti per
mancanza di meritocrazia ad andare a cercare lavoro all’estero. Riguardano la fuga
dei cervelli e soprattutto il fatto che i cervelli in fuga non vengano in Italia.
Insomma, gli effetti della corruzione riguardano una serie di fatti che è difficile
apprezzare, ma che con la cultura e l’educazione possono essere compresi”. “Poi -
aggiunge Cantone - io credo che la corruzione sia l’antitesi della cultura: è un modo
di ragionare micragnoso, chiuso, mentre la cultura, invece, è apertura”.
Un crimine sociale che danneggia soprattutto
gli ultimi
“Molti cittadini sottovalutano gli effetti indiretti
della corruzione”, spiega ancora Cantone. “E invece sono questi che dovrebbero preoccuparci.
Ma soprattutto la corruzione finisce spesso per rappresentare un danno per tutti,
persino poi - per paradosso - per chi la mette in pratica. Un soggetto che ruba nella
sanità potrebbe essere lo stesso a non poter beneficiare di un posto letto che viene
sottratto con la diminuzione delle risorse. Noi dobbiamo far capire a tutti che la
corruzione è un crimine sociale che riguarda i cittadini e ha effetti nei confronti
di tutti, ma soprattutto nei confronti degli ultimi, di quelli che non hanno possibilità
alternative. Chi è in buone condizioni economiche
e non trova un posto in un ospedale pubblico, può comunque facendo un sacrificio andare
in una clinica privata. Ma chi non può permetterselo? Rischia di poter perdere
persino la vita in conseguenza di episodi di corruzione”. “Tutto questo bisogna farlo
capire ai cittadini”, afferma Cantone. “E naturalmente è un compito che un’agenzia
educativa come la Chiesa può svolgere in modo fondamentale”.
L’atteggiamento ondivago delle Istituzioni
“Il documento frutto del lavoro della nostra Consulta
– aggiunge il presidente dell’Anac – indica anche l’importanza di agire a livello
istituzionale e di partecipazione della cittadinanza. E’ vero, infatti, che le istituzioni
nazionali e internazionali, nei confronti della corruzione, hanno spesso un atteggiamento
ondivago. Gli stessi organismi internazionali, che adesso sono molto attenti
a queste tematiche, quando si tratta di scendere dal livello di affermazioni generiche,
di principi fuori discussione, alla declinazione concreta delle vicende, cioè a come
fare la lotta alla corruzione, trovano molte più difficoltà. Mentre, a lungo
andare, sul piano della lotta alla mafia, si sono raggiunti una serie di standard
comuni, che prevedono anche una maggiore collaborazione internazionale, nella lotta
alla corruzione siamo lontani anni luce”.
Un crimine contro l’umanità
“Ci sono Convenzioni internazionali, quelle di Palermo
e di Merida, che rischiano di restare mere affermazioni di principio. Questo perché
la corruzione, rispetto agli organismi criminali e mafiosi, riguarda molto di più
i sistemi economici. Ci sono Paesi che vivono di corruzione. Pensiamo a quanti Paesi
del Terzo mondo assistono alla sottrazione delle loro risorse naturali in conseguenza
di fatti di corruzione. Ovviamente, in quei casi c’è una minore attenzione da parte
delle istituzioni politiche. Dal punto di vista internazionale si può far molto, perché
in quei casi la corruzione è un crimine contro l’umanità. Se in realtà sottosviluppate
le risorse vengono sottratte grazie alla corruzione delle istituzioni di quel Paese,
si finisce per togliere le occasioni di crescita e sviluppo ai bambini, ai ragazzi
poveri che non hanno possibilità, e si finisce per arricchire solo la classe dirigente.
In quei casi ci sono interessi enormi che spesso determinano il fatto che ad affermazioni
di principio non seguano conseguenze concrete”.
Ascolta e scarica l'intervista con Raffaele Cantone
All the contents on this site are copyrighted ©. |