2017-08-01 14:01:00

Codice condotta salvataggi in mare, divise le Ong. P. Ripamonti: priorità salvare vite


di Francesca Sabatinelli

La parola spetta al Viminale, le Ong la loro l’hanno detta ieri, dividendosi: da una parte chi ha firmato il Codice di condotta per i salvataggi in mare, come Moas e Save the Children “perché – spiega quest’ultima – gran parte delle cose che il Codice prevede” loro “gìà” le fanno, dall’altra chi, come Medici senza frontiere, non ha accettato, perché  “i principi umanitari di indipendenza, imparzialità e neutralità non hanno consentito - dichiara - la firma assieme alle altre Organizzazioni”. Ora resta da capire quali misure il Ministero dell’interno italiano prenderà a seguito della mancata firma, un punto ancora da chiarire. La Commissione europea ricorda di aver sostenuto l'Italia nella preparazione del Codice e che chi non firmerà non avrà la garanzia di poter trasportare i migranti nei porti italiani.

Dei 13 punti del Codice di condotta, in versione più 'morbida' rispetto all’inizio, sono due quelli maggiormente contestati: quello che prevede la presenza a bordo di polizia giudiziaria armata  e quello che vieta il trasbordo di migranti da una nave all’altra. “Non vogliamo che ci siano ambiguità sul fatto che svolgiamo attività di polizia o attività investigativa”, spiega il presidente di Msf Italia, Loris De Filippi, per il quale avere la possibilità di trasferire persone da una imbarcazione all’altra potrebbe consentire “una maggiore efficienza” e “una maggiore capacità di intervento”.

Circa le ragioni che potrebbero aver portato, nelle ultime settimane, alla preparazione di questo Codice - anticipato da non poche polemiche sull’operato delle Ong nel Mediterraneo, scatenate dalle insinuazioni di collusione tra organizzazioni e trafficanti - De Filippi ritiene che possa esserci il tentativo di dirottare l’attenzione dal “ruolo” e “dal rapporto con la Guardia costiera libica”, il cui Codice di condotta – spiega – “è perlomeno molto sospetto, e sul quale il Tribunale penale internazionale sta indagando”. Medici senza frontiere, garantisce poi De Filippi, continuerà a fare il suo lavoro, rispettando le regole e continuando a coordinarsi con la Marina militare e la Guardia costiera italiane.

Salvare vite umane in mare deve essere la priorità: ribadisce padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, il Servizio di gesuiti per i rifugiati in Italia, che ricorda come dall’inizio dell’anno i morti nel Mediterraneo sono stati circa duemila. Per Ripamonti al Codice ci si è arrivati mettendo sotto una lente di ingrandimento il “lavoro delle Ong”, e sollevando il dubbio “che non fosse un buon lavoro”. In questo modo l’Italia, continua il gesuita, “manda un segnale che è l’allineamento ad una posizione che è quella dell’Europa”. “Questo Codice di comportamento per le Ong – prosegue – e questa campagna che cercherà di aiutare la Guardia costiera libica a bloccare le persone che non possono arrivare in Europa è il grosso problema, perché non si affronta la questione centrale: quella dell’ingiustizia per la quale queste persone scappano”.

Ascolta e scarica il podcast dell’intervista a Loris De Filippi e padre Camillo Ripamonti: 








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