Di Amedeo Lomonaco
L’impegno della Chiesa per la promozione dei diritti dell’uomo è stato al centro ieri dell’intervento a Rovereto - durante una conferenza su questo tema - dell’osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa di Strasburgo, mons. Paolo Rudelli. La promozione dei diritti umani, nell’azione internazionale della Santa Sede, è connessa ad una storia densa di preziosi contributi. Tra il XIX e la prima parte del XX secolo la nascente dottrina dei diritti umani presenta, per il mondo cattolico, due nodi critici: la mancanza del riconoscimento di un fondamento trascendente e “la questione spinosa della libertà di religione, che sembrava mettere sullo stesso piano qualsiasi tipo di scelta”.
Giovanni XXIII
Il punto di svolta nel rapporto tra magistero pontificio e diritti umani è l'Enciclica
“Pacem in terris”, pubblicata da Papa Giovanni XXIII nel 1963. Mons. Paolo
Rudelli ha sottolineato che per Papa Roncalli, la Dichiarazione universale dei diritti
dell’uomo del 1948, sebbene presenti qualche punto che ha sollevato obiezioni e “fondate
riserve”, segna “un passo importante nel cammino verso l’organizzazione giuridico-politica
della comunità mondiale”.
Paolo VI
La Costituzione apostolica conciliare promulgata nel 1965 da Papa Paolo VI “Gaudium
et spes” non si discosta molto dalla posizione di Giovanni XXIII. Mons. Rudelli
ha ricordato che tale Costituzione, in particolare, contiene “molti riferimenti
ai diritti fondamentali della persona”.
Giovanni Paolo II
Con Giovanni Paolo II - ha poi osservato mons. Rudelli - “i diritti umani
diventano la bussola per la navigazione della Santa Sede”: “l’uomo è la via
della Chiesa” e “la promozione dei diritti è strettamente legata alla missione della
Chiesa nel mondo contemporaneo”. La libertà religiosa assume, inoltre, un significato
centrale e in un contesto storico in cui sono sempre più evidenti interpretazioni
conflittuali dei diritti umani, l’enciclica “Evangelium vitae” del 1995 “rappresenta
una forte denuncia, un grido in difesa del diritto alla vita”, del bambino che deve
ancora nascere e della persona morente.
Benedetto XVI
Appare poi sempre più evidente che i diritti umani rischiano di diventare
il il terreno di scontro tra diverse visioni dell’uomo. E in questo
contesto Benedetto XVI - ha detto l’osservatore permanente - sottolinea che non si
può cedere ad una concezione relativistica perché i diritti umani hanno un
carattere universale. La loro promozione “rimane la strategia più efficace per la
costruzione della pace e lo sviluppo dei popoli”.
Papa Francesco
Nel pontificato di Papa Francesco - ha affermato infine mons. Rudelli - l’attenzione
sui diritti umani è centrata a partire da azioni e gesti emblematici, come l’improvviso
viaggio a Lampedusa, l’apertura della prima porta Santa in un Paese, la Repubblica
Centrafricana, dilaniato da povertà e da conflitti. Questo approccio, a partire
dalla realtà, mette in guardia anche da possibili “colonizzazioni ideologiche”
derivanti da particolari sviluppi della cultura occidentale tra cui, ad esempio,
la cosiddetta teoria del gender. L’approccio di Papa Francesco - ha concluso
mons. Rudelli - ha un rilevante impatto sui credenti e “trova grande attenzione anche
negli ambienti della politica nazionale e internazionale”.
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