La Caritas lancia un progetto per l'integrazione dei migranti

di Giulia Bedini

È stato presentato in questi giorni, a Cagliari, il progetto Pier (Protection, integration and education for refugees), iniziativa di Caritas Italiana, in collaborazione con Caritas Austria e l’associazione greca Arsis, per rafforzare le attività di integrazione e accoglienza già in atto nei singoli Paesi. Obiettivo principale è quello di fornire un aiuto concreto ed efficace per la protezione internazionale dei migranti, supportando le numerose attività umanitarie svolte dalle organizzazioni che operano in tutta Europa.

In Italia, 11 Caritas diocesane - Aversa, Benevento, Cagliari, Capua, Conversano, Firenze, Genova, Saluzzo, Pescara, Ragusa e Palermo - avranno modo, grazie a questa iniziativa, di incrementare non solo corsi di lingua italiana, ma anche azioni di supporto psico-sociale e iniziative di inserimento lavorativo per i rifugiati distribuiti sul territorio nazionale. Saranno migliaia, inoltre, i 'Kit warm up' messi a disposizione delle navi che svolgono attività di ricerca e soccorso in mare e delle Caritas che operano nei porti di sbarco.

In Austria il progetto permetterà, invece, di mettere in campo attività di educazione per ragazzi in età scolare, con la costituzione di 18 “centri caffè” in tutto il Paese, mentre in Grecia il lavoro interesserà, principalmente, i giovani migranti che vivono in strada, con azioni di assistenza e avvicinamento.

“Lo sforzo, anche economico, quando è rivolto verso l’integrazione è lo strumento più efficace per fare sicurezza, che è una delle domande dei cittadini della società civile. Se si riuscisse ad aver questo coraggio e la politica capisse che la vera strada per fare sicurezza e per ripristinare benessere è quella della reale integrazione, si farebbe un passo avanti”, sottolinea Manuela De Marco, portavoce di Caritas Italiana. “Questo progetto - continua la De Marco - è la reale prova che si può collaborare anche sul fronte dell’integrazione”.

Ascolta e scarica il podcast dell’intervista integrale a Manuela De Marco: