2017-07-20 14:21:00

Venezuela: sciopero generale. Parolin: soluzione democratica


di Roberta Gisotti

“Nessun governo straniero dà ordini alla nostra patria, qui comandano i venezuelani”: si fa imperioso oltre i confini nazionali il tono delle dichiarazioni di Nicolas Maduro, presidente del Venezuela, in carica dal 2013, che tanto scontento ha raccolto alla guida del Paese, da allertare l’intera comunità internazionale, di fronte ai possibili risvolti autoritari, dopo la convocazione il 30 luglio prossimo di un’Assemblea costituente per modificare la Costituzione.

Ed oggi è sciopero generale nel Paese per contrastare un’iniziativa che la stessa Chiesa venezuelana ha fermamente criticato, chiedendo “al governo nazionale di ritirare la proposta; alle Forze armate, di servire il popolo e non il regime o il partito di governo; a tutti i politici, di impegnarsi con la popolazione per superare la crisi”. In un “messaggio urgente” - inoltrato al termine dell’Assemblea Plenaria dei vescovi (7-12 luglio) - i presuli nero su bianco scrivono: “Tutto fa pensare che ciò che si cerca di stabilire è uno Stato socialista, marxista e militare, con la scomparsa dell’autonomia dei poteri, in particolare il potere legislativo”.

Inascoltato il referendum popolare autoconvocato dalle forze di opposizione, domenica scorsa, che ha raccolto il 98% di voti contrari - su 7 milioni espressi - all’Assemblea costituente. Una consultazione sostenuta dalla Chiesa, ma fortemente osteggiata dal governo. Gruppi paramilitari hanno attaccato diversi seggi, fra cui quello nei pressi della Chiesa di Nostra Signora del Carmelo, dove stava celebrando la Messa il cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, coinvolto e rimasto sequestrato per diverse ore insieme a centinaia di fedeli e cittadini, che cercavano riparo dalle violenze in strada, che hanno causato la morte di una donna e diversi feriti. Dopo il grave episodio, al porporato venezuelano è giunto un messaggio di solidarietà del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, che ha auspicato “una soluzione pacifica e democratica per il Paese” e “che le autorità ascoltino il lamento del popolo che chiede libertà, riconciliazione, pace e benessere materiale e spirituale per tutti, soprattutto per i più poveri e dimenticati”.

In risposta, il presidente Maduro ha annunciato misure repressive per chi oggi aderirà allo sciopero generale, attivando il Consiglio di Difesa nazionale ed un “piano speciale di giustizia di emergenza” per arrestare i “cospiratori contro il suo governo” e dare loro un “castigo esemplare”.  

La Chiesa del Venezuela ha quindi indetto per domani una Giornata di preghiera e digiuno, di fronte alla crisi nazionale del Paese, dove vivono circa 33 milioni di persone, per oltre 80 per cento povere, alle prese con un’inflazione del 700 per cento.  

Padre Alberto Marquez, sacerdote venezuelano, dell’arcidiocesi di Valencia testimone di una Chiesa - ci dice - che sta soffrendo insieme al suo popolo e non ha paura di denunciare.  

R - Abbiamo bisogno soprattutto di una carica spirituale per andare avanti ed arrivare a superare la crisi e ritrovare la pace per la nostra nazione, che abbiamo perso da tempo. In questo momento sono necessari non solamente accordi internazionali e nazionali, ma c’è la necessità di un coraggio spirituale della gente per saper uscire da questa situazione terribile.

D - La Chiesa ha sostenuto l’iniziativa del referendum autoconvocato domenica scorsa…ci saranno frutti?

R. -  La consultazione ha di sicuro avuto una forza speciale a livello internazionale ma purtroppo il governo nazionale non vuole accettarne i risultati. Questo momento è pericoloso ma il referendum è stato un segnale necessario davanti alla comunità internazionale per dire loro che è il popolo che vuole la pace. Sappiamo bene chi non vuole la pace, il mondo già lo sa! Proprio in questi giorni un ministro ha detto che preferisce che il popolo muoia di fame ma non che loro escano dal governo. Quindi, abbiamo bisogno come cristiani di pregare profondamente davanti a questo male che c’è in Venezuela: una malattia che è entrata nel cuore di ogni venezuelano. I vescovi hanno parlato coraggiosamente davanti a questa situazione. Le conseguenze sono gravi nel popolo soprattutto perché la gente non ha cibo, medicine, c’è un crollo totale. E, c’è tanta repressione, ogni giorno più persone vanno in galera perché protestano contro quello che si sta facendo. Immaginiamo come sarà dopo il progetto costituente, con un profilo militarista.

Ascolta e scarica l'intervista a padre Alberto Marquez








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