“Sei anni dopo la liberazione, la crisi umanitaria del Sud Sudan è peggiore che mai, con gravi violazioni dei diritti umani e una persistente brutale guerra civile”: è quanto scrive mons. Edward Hiiboro Kussala, vescovo di Tombura-Yambio e presidente della Conferenza episcopale del Sudan (Scbc), in un messaggio diffuso per il sesto anniversario dell’indipendenza del Sud Sudan, sancita da un referendum il 9 luglio 2011.
Mai rinunciare alle speranze di pace
Nel testo, riportato dall’agenzia Fides, il vescovo sottolinea: “Con orgoglio ho visto
il Sud Sudan crescere in sei anni dalla sua nascita. Voglio continuare a lavorare
per l'unità del mio Paese, voglio spendere la mia vita per una pace duratura. Ci sono
molti appartenenti a tutte le religioni che non hanno rinunciato alla speranza”, perché
“l'indipendenza non è acquisita una volta per tutte, ma è forgiata quotidianamente,
realizzata ogni giorno”.
Necessario cessare il fuoco e rilanciare il dialogo
Quindi, il presidente della Conferenza episcopale sottolinea quattro aspetti prioritari
nell’anniversario dell’indipendenza: il primo è un cessate il fuoco totale, poiché
“il Paese è carico di violenze e di guerra da parte di tutte le forze che combattono
o di persone che detengono armi. Tutti devono, per amore di questa nazione, deporre
le loro armi di guerra”. Quindi il dialogo nazionale lanciato dal Presidente che “deve
essere sostenuto con tutti i mezzi”.
Lo Stato dichiari bancarotta
Terzo punto: “È necessaria una dichiarazione di bancarotta nazionale del Sud Sudan”.
In questo momento cruciale, sarà un atto coraggioso del governo dichiarare che “non
ci sono soldi nel Paese”. “Quando una nazione non può più pagare gli interessi sul
suo debito o convincere qualcuno a prestarle denaro, ha raggiunto il fallimento –
ribadisce mons. Kussala - La causa più evidente di questo stato di fallimento del
nostro amato Sud Sudan include la guerra civile o la cattiva gestione finanziaria
del governo”.
Pregare incessantemente per la pace
Il quarto punto è un invito a pregare senza sosta per la pace: “Dobbiamo pregare intensamente
per la pace – è l’accorato appello del presule - perché i cuori delle persone siano
guidati dall’amore e dalla fiducia reciproca, indipendentemente dalle etnie o dalla
comunità di appartenenza, rendendo così la vita nel Sud Sudan più significativa e
gioiosa”.
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