Nella XIV Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù rende lode al Padre perché ha nascosto la verità ai sapienti e ai dotti e l’ha rivelata ai piccoli. Quindi dice:
“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Gianvito Sanfilippo, presbitero della diocesi di Roma:
“Venite a me voi tutti…affaticati e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore e troverete riposo per la vostra vita, Il mio giogo, infatti, è dolce e il mio peso leggero”. Quanto rasserenano queste parole, esse rivelano due tipi di “pesi”, radicalmente differenti: uno affatica, l’altro, paradossalmente, fa riposare. C’è, infatti, il giogo dell’autosufficienza, di chi ritiene di saper vivere e amare, di conoscere il mondo, è il giogo dei “sapienti e degli intelligenti”. Non è questione di scienza ed erudizione, il Vangelo odierno si riferisce, piuttosto, a chi crede di non avere bisogno di Dio, a chi non considera l’importanza del Suo perdono, a chi si accontenta di un’appartenenza ecclesiale debole, misconoscendo le Scritture. il Magistero, l’esperienza concreta della comunità cristiana. Questo atteggiamento pesa sull’anima, impedisce di conoscere Gesù Cristo e di accorgersi della sua vicinanza quotidiana, alla lunga sfianca le fibre spirituali della speranza e sfocia facilmente nello scoraggiamento. Mentre il Signore c’invita a sottometterci al Suo giogo, quello dell’umiltà e della mitezza, riconoscendo che abbiamo bisogno del Suo Spirito e della maternità della Chiesa, solo allora godremo il riposo interiore e la dolcezza del Salvatore.
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