2017-07-05 12:43:00

Progetto "Tra Terra e Cielo": gli scout nelle zone terremotate


Si è tenuta oggi, a Perugia, la conferenza stampa per presentare il progetto “Tra Terra e Cielo”, route di 90 gruppi scout nei luoghi colpiti dal terremoto del Centro Italia, lo scorso anno. Il percorso itinerante, che inizia il 15 luglio e termina il 9 settembre, permetterà a 1350 scout, tra capi e ragazzi, di mettersi al servizio del territorio, con attività di sostegno e di preghiera. Il progetto, messo a punto dall’AGESCI Umbria, mira a riscoprire la bellezza dell’aiuto concreto e della spiritualità dei luoghi benedettini della Valnerina. Giulia Bedini ne ha parlato con Matteo Spanò, presidente nazionale AGESCI:

R. – “Tra Terra e Cielo” è una proposta dell’Agesci Umbria in conseguenza alle situazioni che si sono verificate dopo il terremoto. É la volontà di continuare un progetto che già aveva visto l’Agesci coinvolta nel precedente terremoto, con il progetto “Francesco vai!”, e la voglia, da parte dei nostri giovani, di poter contribuire a portare un po’ di normalità e un aiuto concreto nelle terre che sono state danneggiate. È un progetto che coinvolgerà oltre 1300 ragazzi, che provengono da tutta Italia, che cammineranno sulle strade di Francesco, sulle strade della spiritualità benedettina, che hanno caratterizzato queste terre. Allo stesso tempo, oltre che camminare, avranno la possibilità di incontrare e confrontarsi con le persone del territorio e di contribuire concretamente ad alcuni progetti: progetti di costruzione di alcuni spazi di accoglienza, ma anche sostegno, associazione, animazione per i bambini, per cercare di dare un contributo alla normalità di queste terre.

D. - Il progetto nasce, appunto, dall’esperienza del ’97 “Francesco vai!” …

R. - Per noi come scout la terra umbra dal ’97, ma ancor più oggi, rappresenta un punto fondante della nostra esperienza: il poter camminare su queste terre, poter aver la possibilità di respirare la spiritualità che è presente, permette ai nostri ragazzi di avere una possibilità di rispondere alla domanda di senso che stanno vivendo; la possibilità di dare una speranza a quella bellezza che è la gioventù che stanno vivendo. Quindi, questo è il vero grande risultato di quell’esperienza, oltre ad aver contribuito ad alcuni progetti concreti di realizzazione di strutture. In questo senso vogliamo ripartire: vogliamo tornare nuovamente su queste strade e continuare. Ma la cosa che vorremmo sottolineare è la nostra gioia nel vedere che 1300 ragazzi, da tutta Italia, si sono messi in cammino per poter dare una mano e pregare, confrontarsi in queste terre e trovare se stessi.

D. - Perché per i ragazzi è importante vivere un’esperienza forte come questa, che li poterà nei luoghi terremotati?

R. - Noi crediamo che queste esperienze siano significative per i nostri ragazzi, soprattutto di questa fascia di età, perché permettono di scoprire l’intensità, la bellezza della vita nella sua pienezza. Questa esperienza in parte è fatta anche di fatica, di sofferenza, ma la capacità poi di ripartire, di avere una speranza di fondo che è più grande del momento di difficoltà, è l’insegnamento più bello che potranno portare a casa. La voglia di dire che non tutto finisce, ma che c’è qualcosa di più grande che permette di andare oltre: questo è ciò che i ragazzi possono portarsi a casa. I nostri ragazzi sentono in loro questa forza: queste sono palestre nelle quali potersi allenare, per poterla riconoscere a pieno e capirne la portata fino in fondo.








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