2017-07-05 13:09:00

Pace in Siria. Secondo giorno di colloqui ad Astana


I militari russi potrebbero presidiare le zone di de-escalation in Siria, è quanto emerge dal quinto vertice in corso ad Astana, in Kazakistan, sotto l’egida di Russia, Turchia e Iran. Sul tappeto anche la definizione dei confini delle aree stabilite lo scorso 4 maggio. Massimiliano Menichetti ha intervistato Fabrizio Battistelli, presidente dell'Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo:

R. – Innanzi tutto c’è da commentare che questo incontro è sotto un’egida che da una parte ha una sua efficacia, perché si tratta delle potenze regionali – quella  russa è addirittura di portata mondiale – che hanno degli interessi reali nella zona e sono quindi in grado di intervenire. Accanto all’efficacia c’è un problema di legittimità. Che legittimità hanno queste iniziative? Sul piano del Diritto internazionale poca o nulla, perché avvengono, ancora una volta, al di fuori del quadro delle Nazioni Unite, l’unico legittimato a poterle autorizzare. D’altra parte però se si tratta di porre un limite al massacro, credo che anche questa strana posizione di truppe russe che diventano peacekeeper internazionali dovrebbe essere accettata.

Le conferenze a Ginevra, ad Astana si susseguono sotto egide diverse e con interlocutori differenti. Secondo lei si arriverà alla pace in Siria attraverso questi incontri internazionali?

R. - Questo è difficilissimo dirlo. Mi sembra che l’unica tattica che stia dando qualche risultato è quella dei piccoli passi, cioè di volta in volta tamponare, arginare, consentire un esodo dei profughi civili, presidiare degli spazi. Questa è una tattica del passo dopo passo. Manca un quadro di insieme e questo è qualcosa che presenterà i suoi costi soprattutto per l’Occidente.

In Sira e in Iraq tanti troppo interessi in gioco?

R. - Assolutamente troppi interessi in gioco, nessuno dei quali fa gli interessi del popolo iracheno e di quello siriano per quanto si può vedere. Si delinea probabilmente una situazione di stallo nella quale  tutte le parti in gioco hanno lottato per occupare il massimo spazio anche fisico ma soprattutto politico per presentarsi ad un’eventuale trattativa complessiva di pace nella maggiore posizione di forze. Se almeno si riuscisse a creare una conferenza veramente internazionale, veramente rappresentativa di tutti gli interessi legittimi che sono in gioco, sarebbe un buon risultato. Speriamo nella diplomazia interazionale e speriamo nelle Nazioni Unite affinché riescano a riguadagnare un minimo di ruolo. Le Nazioni Unite non sono una realtà perfetta, anzi è piena di imperfezioni, però è l’unica realtà multilaterale che abbiamo. Tutte le alternative sono peggiori.








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