2017-07-01 13:53:00

Siria. Tre autobomba esplodono a Damasco


E' di 18 morti e 12 feriti il bilancio delle tre autobomba esplose stamane a Damasco. Lo riferisce la tv di Stato siriana. Dall'inizio dell'anno, comunque, più di 440mila siriani, sfollati a causa del conflitto, sono tornati in modo volontario nelle proprie case. Lo conferma l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, mentre l'Osservatorio siriano per i diritti umani conferma 2.282 persone hanno perso la vita a giugno nel Paese e che l’Is ha abbandonato la provincia di Aleppo. Massimiliano Menichetti ha intervistato il direttore di Rivista Italiana Difesa, Pietro Batacchi:

R. - In Siria, come del resto nel vicino Iraq, il sedicente Stato islamico è ormai collassato come organizzazione politico militare a base territoriale. I segni sono evidenti: nella provincia di Aleppo ormai l'Is è in completa ritirata, esiste ancora all’interno della Città vecchia di Raqqa e in alcune zone della Siria centro-orientale. Ma lo Stato islamico che conoscevamo fino ad un anno e mezzo fa, due anni fa, ovvero la più potente organizzazione terroristica che il mondo abbia mai conosciuto, non esiste più come tale.

D. - Il nunzio apostolico a Damasco, il cardinale Zenari, ribadisce che in Siria ci sono tante bandiere che combattono in questo territorio …

R. - In questo momento in Siria si sta sviluppando una nuova fase di quella che noi da diverso tempo chiamiamo “La grande guerra mondiale siriana”, a sottolineare il fatto che in Siria c’è un ampio, profondo, coinvolgimento di diversi attori internazionali: dalla Russia, all’Iran, alla Turchia, agli Stati Uniti, alla Giordania, di cui si parla sempre troppo poco a mio avviso e così via.  Quindi quella che originariamente era una guerra civile, via via è degenerata in un conflitto aperto di tipo internazionale. Oggi abbiamo uno schieramento: da una parte abbiamo chi sostiene il regime di Assad, quindi sostanzialmente russi e iraniani, e dall’altra parte abbiamo la Turchia, un po’ più defilata rispetto alle posizioni precedenti riguardo alla stabilità o meno del regime di  Assad, poi abbiamo gli americani che ultimamente hanno deciso di incrementare il proprio ruolo sul terreno per contrastare l’espansione, l’influenza da un lato russa, dall’altro iraniana.

D. - Come si risolve questa quesitone siriana? È la grande domanda che ci poniamo da sei anni …

R. - Non è semplice rispondere a questa domanda, nel senso che le complessità sul terreno sono ancora troppe e troppo evidenti.

D. - Quindi bisognerà ancora combattere?

R. - Temo che ancora si debba combattere. Certo è che rispetto a due anni fa la situazione da un punto di vista geopolitico è comunque un minimo più chiara, nel senso che il crollo del sedicente Stato islamico ha fatto venire alla luce gli schieramenti così come essi sono. Dall’altro lato, un elemento importante è il compromesso che c’è stato tra Turchia, Russia e Iran, che in qualche misura ha attutito gli effetti del conflitto in alcune aree della Regione. È chiaro che adesso si parla di altri tipi di guerre dentro la guerra: ad esempio, quella tra curdi siriani e turchi è una di queste, oppure quella tra Mosca e Washington per l’influenza in alcune aree del Paese … Credo però che prima o poi, spero più prima che poi, si debba e si possa arrivare ad un compromesso quanto meno lungo alcune linee di cessate il fuoco come in alcune parti del Paese è stato effettivamente fatto negli ultimi mesi.

 

Ultimo aggiornamento 02/07/2017 ore 12.00








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