2017-06-20 14:11:00

Giornata Mondiale Rifugiato: oltre 65 milioni di persone in fuga


Persecuzioni, conflitti e violenze hanno provocato, a fine 2016, la fuga di 65,6 milioni di persone in tutto il mondo, 300mila in più rispetto all'anno precedente. A renderlo noto è l’Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, in occasione dell’odierna Giornata mondiale del Rifugiato. I bambini costituiscono la metà dei rifugiati del mondo, 20 persone al minuto sono costrette a scappare. Ce ne parla Benedetta Capelli:

Un numero enorme di persone necessitano di protezione. Le stime rese note nella Giornata mondiale del Rifugiato raccontano di gente in fuga da un mondo in preda alle violenze e alla guerra, con i bambini che rappresentano la metà dei rifugiati e con la Siria, la Colombia e il Sud Sudan ad essere ancora i luoghi più 'caldi' della terra. Tre le componenti che hanno fatto lievitare la stima: il numero di rifugiati a livello mondiale – 22,5 milioni – è il più alto mai registrato; gli sfollati all’interno del proprio Paese sono saliti a 40,3 milioni; il numero di richiedenti asilo a livello mondiale è stato di 2,8 milioni. Privi di nazionalità o apolidi circa 10 milioni di individui. Come spiegare questo incremento? Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rrifugiati:

R. – Pesa il fatto che i conflitti si protraggono troppo a lungo, che si è persa la capacità di portare stabilità, di risolvere le guerre. Quindi i conflitti, invece che risolversi, si aggravano, si moltiplicano; quando sembra che una Regione sia pacificata, in realtà poi ci sono nuovi focolai di violenza che risorgono e che provocano delle crisi umanitarie veramente drammatiche. Lo vediamo in queste ore, in questi giorni in Sud Sudan, la crisi che in questo momento ci preoccupa in assoluto di più perché ha un livello di crescita spaventoso, a livello di gravità. Sono già oltre 3 milioni e 800mila le persone scappate e sono per la maggior parte donne e bambini che vengono da zone rurali, quindi persone che veramente non hanno nulla.

D. – Qual è l’appello che l’Unhcr vuole rilanciare?

R. – Noi la celebriamo, la Giornata, da un lato per celebrare la forza, la determinazione dei rifugiati; dall’altro però anche per celebrare il coraggio e la determinazione di quanti li accolgono. La maggior parte dei Paesi che accolgono i rifugiati sono Paesi poveri, e quindi in questo senso il nostro appello è alla parte ricca del mondo, affinché sostenga efficacemente questi Paesi, e di fare ogni sforzo per portare pace nel Paesi che sono in guerra.

D. – Quali sono, questi Paesi profondamente generosi?

R. – Il Libano, in cui c’è una proporzione enorme di rifugiati rispetto alla popolazione; anche la stessa Turchia, che è il Paese che in questo momento ospita più rifugiati in assoluto al mondo: oltre 3 milioni! Ma per andare sul continente africano, pensiamo all’Uganda, un Paese che ospita ormai oltre un milione di rifugiati. Tante volte, nelle interviste, mi viene detto: “L’anno scorso in Italia sono arrivate addirittura 180 mila persone!”. Bene, questo è il dato di coloro che sono entrati in Uganda nel solo mese di luglio 2016 …

L’Italia è un Paese di accoglienza che, secondo Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie, va sostenuto nella sua azione nei confronti di chi soffre:

R. – L’Italia ha un patrimonio di credibilità nei confronti dei Paesi di origine e di transito delle rotte migratorie acquisito attraverso la sua azione umanitaria in questi anni, i salvataggi in mare e le politiche di accoglienza. E quindi siamo un partner particolarmente importante per i Paesi africani da cui vengono rifugiati e migranti. Ed è proprio il concetto di partenariato che noi abbiamo portato avanti in questi ultimi anni; quindi un’inclusività dei Paesi di origine e di transito per disegnare politiche di cooperazione e di sostegno, anche economico, gli investimenti, in modo da gestire lo sviluppo di questi Paesi in maniera confacente alle politiche migratorie. Una politica che può essere di successo a patto che l’Italia non venga lasciata sola. L’impegno, anche finanziario, è tale che senza l’Europa e l’intera comunità internazionale, l’Italia non può da sola a sostenere il peso dell’aiuto a questi Paesi. Per fortuna ci sono dei partner importanti, come la Germania, la Francia, la Commissione europea, che insieme all’Italia stanno cooperando per gestire il fenomeno con i Paesi africani.

D. – In questa Giornata Mondiale del Rifugiato, qual è il messaggio che si può lanciare?

R. – I rifugiati vanno protetti. È importante proteggerli quando viaggiano, nei Paesi di transito, perché se c’è una battaglia per lo sviluppo da giocare nei Paesi di origine, c’è una battaglia per la protezione dei migranti e soprattutto dei rifugiati durante la loro rotta migratoria. E su questa battaglia noi vogliamo impegnarci. I rifugiati sono migranti che non hanno scelto personalmente di lasciare il loro Paese ma sono stati costretti.  

Secondo l’Unhcr è necessario creare un ”global compact” come approccio al problema dei rifugiati: una visione più ampia con un dialogo tra i Paesi di origine, di transito e di accoglienza di chi scappa. Stephane Jaquemet, delegato Unhcr per il Sud Europa:

R. – Il problema dei rifugiati è principalmente un problema politico e quando vediamo un conflitto come quello siriano… per trovare una soluzione al problema dei rifugiati si deve trovare una soluzione al conflitto siriano che è politico.

D. - Qual è l’allarme che intende lanciare in questa giornata mondiale del rifugiato?

R. – Se prendiamo il Sud dell’Europa possiamo vedere che un Paese come l’Italia è il primo Paese per gli arrivi in Europa. Dobbiamo avere un sistema di solidarietà a livello europeo e a livello mondiale. Non può essere solamente responsabilità dell’Italia o della Spagna o della Grecia. Ci sono certi Stati membri dell’Unione europea, che non vogliono collaborare in un sistema di ripartizione dei rifugiati e dunque il dialogo non è molto positivo.








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