2017-06-15 12:40:00

Somalia. Al Shabaab attaccano due ristoranti: 18 vittime


I miliziani fondamentalisti Al Shabaab tornano a colpire in Somalia. Almeno 18 i morti e una decina i feriti negli attentati terroristici a due ristoranti di Mogadiscio, attaccati ieri sera rispettivamente con un kamikaze e un commando di uomini armati. I due locali della capitale erano affollati di persone che cenavano dopo il digiuno diurno per il Ramadan. Come interpretare questo ritorno degli Al Shabaab? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Enrico Casale, della rivista 'Africa' dei Padri Bianchi:

R. - Al Shabaab in realtà non è mai stato ridimensionato, come vorrebbe la propaganda del governo di Mogadiscio. Al Shabaab controlla ancora grande parte del territorio somalo. Quindi questi attentati si inseriscono in una strategia di continuo logoramento delle comunità somale e, in particolare, cercano di colpire la vita civile per renderla meno sicura; un po’ la stessa strategia che sta adottando l’Is in Europa, cioè colpire le persone per farle sentire sempre meno sicure, sempre più assediate.

D. - Il fatto che gli al Shabaab tornino in evidenza proprio quando il sedicente Stato islamico sta subendo delle sconfitte sul terreno, può aver qualche collegamento?

R. - No, nel senso che al Shabbab non ha mai aderito al sedicente Stato islamico. Al Shabaab è una costola di al Qaeda; anzi, una piccola parte di membri di al Shabaab, che aveva aderito all’Is, si è scontrata con i miliziani legati ad al Qaeda ed ha perso. Quindi al Shabaab si muove in modo autonomo sul terreno rispetto alle strategie dell'Is.

D. - Qual è la situazione ora in Somalia? Appena qualche mese fa si era parlato di tentativo del governo di far rinascere questo Paese senza Stato praticamente…

R. - La Somalia è un Paese che ha un proprio governo con un presidente che è molto amato dal popolo. Il capo dello Stato sta cercando di risollevare il Paese attraverso una serie di alleanze a livello internazionale, cercando anche di compattare la società somala al suo fianco. Ci riuscirà? Questa è un po’ la speranza di tutti, anche degli stessi somali che iniziano a non sopportare più l’aggressività, la violenza degli al Shabaab e, soprattutto, la loro visione integralista dell’Islam. Quindi la speranza è che questo presidente riesca in qualche modo a compattare la popolazione e gradualmente emarginare le milizie di al Shabaab.

D. - Servirebbe un aiuto da parte dell’Unione Africana che poi, più di tanto, non è mai entrata nelle vicende del Corno d’Africa?

R. - Sì, sia un sostegno da parte dell’Unione Africana, ma anche delle grandi potenze occidentali che sono già dietro la leadership somala. Pensiamo che il presidente Farmajo ha la doppia cittadinanza: è americano e somalo e gli Stati Uniti lo sostengono. Ma servirebbe un’azione coordinata, che è quella che stanno cercando di fare, per riuscire a concentrare tutti gli sforzi, tutte le risorse nello sviluppo innanzi tutto della Somalia e poi nel contenimento militare di al Shabaab. Soltanto questi due elementi, coordinati, possono dare un futuro alla Somalia. 








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