“Mostrami l’amore”. E’ la sfida lanciata dal Progetto Pioneer, realtà impegnata nel campo della cultura dell’accoglienza e della valorizzazione delle persone, per contrastare il fenomeno della pornografia e dell’ipersessualizzazione. Secondo il presidente Marco Scicchitano “nei bambini c’è una richiesta silente ai genitori, e a tutta la comunità educante adulta che è: ‘Fateci vedere cosa è l’amore’”.
L’amore rende la vita significativa
Per Scicchitano “l’amore è quello che rende la vita significativa” il problema però
è che “attualmente attraverso la pervasività della nuove tecnologie” che favoriscono
un facile accesso “ai contenuti pornografici, nella nostra società che è ipersessulizzata
- dove basta vedere una pubblicità in tv e si entra in contatto con temi sessualizzanti
ed eccitanti - i bambini entrano in contatto con l’amore, la sessualità, l’istinto
erotico attraverso contenuti che non sono finalizzati al loro benessere, ma sono finalizzati
ad eccitarli per creare fenomeni di tendenza e consumistici”.
Dott. Scicchitano, quando, un bambino in base ai vostri studi, entra in
contatto con il mondo della pornografia o questa ipersessualità?
“Di fatto molto presto, molto prima di quanto pensano i genitori. Ultimamente già
in quarta elementare può succedere che i bambini parlino di relazioni sessuali, di
come avvengono nello specifico. Questo avviene anche grazie al fatto che magari in
un gruppo ci sono ragazzi più grandi che hanno smartphone e questi condividono con
quelli più piccoli dei contenuti. In questo modo si diffondono di fatto conoscenze
erronee riguardo alla sessualità”.
Come si fronteggia questa situazione? Voi ribadite che è importante che
i genitori parlino con i bambini …
“Sono importanti due cose. Primo, la vigilanza sull’uso delle nuove tecnologie degli
smartphone con accesso ad internet. L’altro aspetto fondamentale è invece il parlare
di noi genitori, che vogliamo bene a questi ragazzi, della sessualità, prima che lo
facciano le aziende che producono contenuti pornografici”.
E come si parla ad un bambino?
“Bisogna cogliere quali sono le sue vere domande, perché non bisogna anticipare troppo
i tempi, quindi porsi in un atteggiamento di ascolto per capire quali sono le sue
reali necessità. Bisogna aiutarlo a distinguere quali sono le fonti, perché non tutte
le fonti di informazione sono uguali e parlare di sessualità come qualcosa di positivo,
di bello, che andrà conosciuto quando sarà il momento.
Che ruolo giocano i “no” e i “sì” in questa dinamica?
La risposta non è mai un “no” globale ed unitario, anche se a volte serve un “no”
dal punto di vista genitoriale. La risposta è un “no” ad un accesso troppo precoce,
“no” a certi contenuti, ma la risposta è sempre un “sì” quando si tratta di accogliere
il bambino, le sue domande, la sua curiosità, il suo volersi informare, soprattutto
il volerlo fare con chi gli vuole bene. Dobbiamo dire un “sì” che comporta responsabilità.
Prima di tutto noi genitori dobbiamo muoverci, conoscere, informarci per poter essere
guide sicure per i nostri bambini”.
Siete attivi nelle scuole, nelle parrocchie, nel privato. Avete realizzato
anche dei sussidi. Come vi si può contattare?
“Attualmente il modo più semplice è andare sul sito di Patreon.
É importante perché noi di fatto cerchiamo anche di coinvolgere i genitori a sentirsi
responsabili, finanziando un progetto che vale. Un altro modo è scriverci all’indirizzo
mail: info@progettopioneer.com. Facciamo formazione in tutta Italia, perché è importante
creare un clima diffuso, un movimento, perché dobbiamo vigilare, dobbiamo riattivarci,
dobbiamo essere responsabili e protagonisti”.
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