2017-06-13 14:16:00

Usa: accordo in Senato per nuove sanzioni contro la Russia


Al Senato americano, repubblicani e democratici hanno raggiunto un’intesa su un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia di Putin. Mentre vanno avanti le indagini sulle presunte interferenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016, le nuove sanzioni, oltre a rafforzare quelle esistenti, mirano a punire gli abusi nel campo dei diritti umani, i soggetti responsabili della fornitura di armi al governo siriano e i cybercrimini riconducibili a Mosca. Giulia Bedini ne ha parlato con l'americanista Mario Del Pero:

R. – Con una convergenza bipartitica, il Senato ha deciso di approvare un consolidamento delle sanzioni nei confronti della Russia di Putin. È una decisione che dà sostanza legislativa ad un’iniziativa che fino ad oggi era stata di natura esecutiva e presidenziale, promossa dall’amministrazione Obama. In questo modo, la maggioranza al Senato dà un chiaro messaggio alla Russia e allo stesso presidente Trump, il cui obiettivo iniziale era quello di ricostruire buoni rapporti con Mosca; questo prevedeva alla base anche la possibilità di sollevare, almeno in parte, tali sanzioni, processo che oggi non è più possibile. In questo modo, viene meno quello che, in teoria, doveva essere il pilastro della nuova strategia di Trump: la vicenda si lega non solo alle dinamiche di politica internazionale, ma anche a quanto sta accadendo all’interno degli Stati Uniti.

D. - Quindi si può parlare di un attacco diretto alla politica estera di Trump?

R. - In una certa misura lo è: esiste certamente una dimensione politica. Credo ci sia anche una dimensione istituzionale che, paradossalmente, fa sì che l’attacco sia anche diretto ad Obama ed al suo lascito: il Congresso, nella fattispecie il Senato, sta cercando di riaffermare, nella politica estera, le proprie prerogative istituzionali contro un’azione centrata sulla presidenza e sui suoi privilegi.

D. - Continuano poi le indagini sulle accuse di interferenze della Russia nelle elezioni presidenziali del 2016. Si può pensare ad un collegamento tra queste due decisioni?

R. - C’è un’oggettiva difficoltà, una debolezza, una vulnerabilità di Trump che permette ad alcuni senatori del suo stesso partito, che erano contrari al riavvicinamento alla Russia, di agire e di ostruirlo, bloccando questa iniziativa diplomatica. Colpire la Russia serve anche per ottenere una copertura politica rispetto a questo tipo di accusa.

D. - Quali possono essere gli scenari futuri, anche rispetto a questo conflitto tra Congresso e Trump?

R. - Credo che questa decisione mostri come il desiderio di Trump e di alcuni suoi consiglieri di modificare la relazione con Mosca, per il momento, vada messa da parte. Quell’iniziativa, che doveva essere il pilastro di una trasformazione della politica estera degli Stati Uniti con Trump, scompare: si torna ad un quadro di rapporti conflittuali ed ostili con la Russia. La decisone del Senato completa un processo che era già in corso da alcune settimane, probabilmente iniziato contemporaneamente all’elezione di Trump. Sul piano interno, rimangono tante questioni irrisolte e punti di domanda. Lo abbiamo visto in queste settimane e, presumibilmente, lo vedremo nelle settimane e nei mesi a venire.








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