2017-06-10 13:13:00

Legislative in Francia: nei sondaggi vola partito di Macron


Ad un mese dalla vittoria presidenziale di Emmanuel Macron, la Francia torna al voto questa domenica per il primo turno delle elezioni legislative, che sceglieranno i 577 deputati della nuova Assemblea Nazionale. Secondo gli ultimi sondaggi, col movimento di ispirazione liberale e centrista ‘En Marche!’ - che intercetta anche i consensi dei moderati - Macron e la sua maggioranza potrebbero ottenere più di 400 deputati, ben oltre i 289 necessari per strappare il controllo assoluto del Parlamento. Invece il Front National (Fn) di Marine Le Pen, che il 7 maggio era riuscita a sfidare Macron al ballottaggio, potrebbe addirittura faticare ad aggiudicarsi i 15 deputati necessari per formare un gruppo parlamentare. Per un’analisi, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente a Parigi Massimo Nava, editorialista del Corriere della Sera:

R. – Se le previsioni saranno rispettate, al di là della proporzione dei numeri, il dato politico di fondo è che Emmanuel Macron otterrà una maggioranza assoluta o comunque con la ruota di scorta del ‘MoDem’ di François Bayrou, che tende ad avere un certo peso nel governo e nelle decisioni. L’altro dato è la probabile dimensione molto ridotta del Front National di Marine Le Pen e la rotta disastrosa del Partito Socialista. Mentre, anche se molto ridimensionato, dovrebbe tenere un partito che ha comunque una certa radicalizzazione nel territorio, ossia i Repubblicani.

D. – A minare la vittoria di Macron potrebbe essere l’inchiesta preliminare aperta dalla Procura di Parigi che in qualche maniera riguarda gli alleati centristi di ‘MoDem’?

R. – Sì, certamente, non sono segnali che fanno bene, anche se queste cose non incideranno più di tanto: si tratterebbe di piccoli spostamenti al massimo. E poi comunque c’è un secondo turno. Quello che mi pare decisivo ed evidente è il fatto che la scelta di Macron, e la probabile decisione di dare a Macron un’ampia maggioranza, è ampiamente rappresentativa di una nuova alleanza sociale che mette insieme i gollisti popolari, la sinistra riformista, i ceti urbani, i diplomati e che lascia un po’ fuori la Francia “arrabbiata”, la Francia delle periferie, che chiaramente Macron si è impegnato a non lasciare per strada.

D. – Quanto la minaccia terroristica pesa sul voto?

R. – L’idea che a un attentato o a una minaccia di attentato segua una reazione in un senso piuttosto che in un altro secondo me è venuta meno proprio per la successione di eventi. Oggi il Paese chiede sicurezza.

D. – In netta caduta il Front National di Marine Le Pen: paga lo scotto del ballottaggio perso con Macron o ci sono altri motivi?

R. – Il primo scotto è sicuramente quello del ballottaggio perduto e perduto male con Macron; quindi adesso c’è immediatamente una messa in discussione, per ceti aspetti, persino della linea politica. Abbiamo avuto le dimissioni di Marion Maréchal, la nipote più ortodossa e conservatrice, e poi lo scontro tra i colonnelli di Marine Le Pen. Certo, la sua leadership, almeno per il momento, non è in discussione.

D. – Con un’Assemblea Nazionale così rinnovata dove va la Francia?

R. – Credo che il dato di fondo, per i ceti sociali e professionali che si affacciano anche per la prima volta al Parlamento, sarà un discorso di profonde riforme soprattutto in termini economici: quindi riforma dello Stato, del mercato del lavoro, dell’amministrazione. Soprattutto, il tema del mercato del lavoro è quello su cui c’è già un calendario fittissimo di consultazioni. Poi, naturalmente, sullo sfondo il discorso terroristico rimane ovviamente fondamentale. E inoltre ci sono tutte le varie tematiche: anche la questione dello scenario internazionale-diplomatico non è dei più semplici in questo momento, dopo le posizioni assunte dagli Stati Uniti, la crisi mediorientale... E ovviamente uno dei punti di forza e di impegno di Macron è il rilancio dell’asse franco-tedesco. 








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