2017-06-07 13:02:00

Legge elettorale. Bonini: un accordo non facile, ma necessario


In Italia, dopo la discussione generale di ieri alla Camera, in un’Aula semi deserta, oggi sono previste le prime votazioni sulla legge elettorale a cominciare da tre pregiudiziali di costituzionalità per poi passare agli emendamenti, circa 210. Un accordo, quello sulla legge elettorale, non facile da trovare tra le forze politiche e su cui ieri si è espresso anche l’ex presidente della Repubblica che ha parlato di intesa “extra costituzionale” basata solo sulle proprie convenienze in vista del voto anticipato. Ma Napolitano non è la sola voce critica. Adriana Masotti ha chiesto a Francesco Bonini, rettore dell’Università “Lumsa” di Roma e ordinario di Storia e Istituzioni politiche, se in questo momento l’Italia sia in balia di capricci e interessi personali o di partito:

R. – Indubbiamente in Italia ci troviamo ancora tra i marosi del post referendum costituzionale del 4 dicembre scorso. E quindi le turbolenze politiche di oggi, in particolare le diverse iniziative di Matteo Renzi, sono legate a quel fatto. Quando qualcuno, a botta calda, consigliava al premier uscente di prendersi un periodo sabbatico, era anche per evitare delle fibrillazioni immediate, perché Renzi manifestasse un disegno politico di ampio raggio che appunto lo proiettasse nel futuro. Invece ci troviamo in una situazione ancora piena di fibrillazioni politiche. Onda lunga del referendum a cui si aggiunge l’onda lunga della sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità dell’Italicum, che era il secondo pilastro delle riforme del governo Renzi. E quindi la situazione attuale, ovvero la necessità di una nuova Legge elettorale, e contestualmente la fibrillazione politica, è figlia legittima e molto diretta di quel cataclisma in piccolo che si è realizzato alla fine dello scorso anno, e le cui conseguenze sono ancora pienamente attive.

D. – Ma forse qualcun altro avrebbe interesse adesso ad anticipare il voto: sto pensando al Movimento 5 Stelle, ad esempio…

R. – Sì, in realtà io credo che, come ci insegna anche il caso inglese – domani vedremo l’esito di queste elezioni anticipate – non sempre le previsioni collimano con la realtà. Tutto è legato, direi più che alla forza, alla debolezza dei vari leader. Noi ci troviamo in una situazione in cui l’approdo proporzionale è assolutamente inevitabile e, a mio personale avviso anche positivo, ma in cui abbiamo delle leadership molto deboli. Tutte: da Renzi a Grillo, a Berlusconi, a Salvini, agli altri minori, tutti hanno comunque la necessità di avere un conforto elettorale. Ma leader deboli rendono la situazione, appunto, frastagliata e nello stesso tempo anche imprevedibile.

D. – Napolitano ha detto che il voto sarebbe frutto di una “intesa extra-costituzionale” legata alla legge elettorale. E anche il ministro Alfano ha denunciato palesi ragioni di incostituzionalità nel testo della riforma. Sembra comunque un accordo difficile da raggiungere…

R. – L’accordo è certamente difficile, ma un accordo è assolutamente necessario, e bisogna maneggiare con cura la denuncia di incostituzionalità. Per quanto riguarda la legge elettorale, l’intesa che si va delineando certamente pone molti problemi, ma ha una sua certa coerenza se saranno sistemati alcuni dettagli ancora in discussione. L’altra questione, cioè l’anticipo delle elezioni: votare prima della scadenza non è un tabù, ma nello stesso tempo bisogna farlo in condizioni di sicurezza.

D. – Lei si riferisce agli impegni a cui è chiamato questo governo: la legge di Stabilità, e poi portare a casa le riforme su cui si è già iniziato l’iter parlamentare…

R. – Sì, sicuramente il vero punto è il nodo delle politiche economiche. In Spagna si è fatto, in Gran Bretagna si è fatto, in Grecia, anche in condizioni drammatiche, si può anche andare ad elezioni, ma ci vuole un disegno: non ci vogliono soltanto delle pulsioni.

D. – Trovare l’accordo sulla legge elettorale significa anche andare immediatamente al voto?

R. – Non necessariamente. Secondo la saggezza delle indicazioni anche del dibattito europeo, è giusto che approvata una legge elettorale, poi si dia modo ai vari soggetti di prepararsi alle nuove regole, e quindi far passare qualche mese. Nuove regole presuppongono anche una nuova offerta politica, e questo è veramente il punto: un nuovo sistema elettorale che fortunatamente è proporzionale, ma di una proporzionale selettiva presuppone anche la formazione di nuovi soggetti, proposte e offerte politiche di cui noi, cittadini italiani, abbiamo veramente un disperato bisogno e che purtroppo non riusciamo ad identificare in questa fase così turbolenta.








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