2017-06-06 16:03:00

Card. Urosa: no a regime totalitario in Venezuela


I vescovi del Venezuela incontreranno il Papa giovedì 8 giugno, in un momento di grave crisi umanitaria, economica e politica del Paese degenerata dal 29 marzo scorso quando la Corte suprema ha tentato di privare il Parlamento del potere giudiziario. Ne sono scaturite proteste che hanno già provocato 65 morti, mille feriti, 2mila arresti. La Chiesa venezuelana appoggia le legittime richieste del popolo e si è espressa contro la possibilità di cambiare la Costituzione. Alina Tufani ha intervistato il cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas:

R. - Noi vogliamo incontrare il Santo Padre che ha mostrato un grande interesse, una grande preoccupazione, un grande amore per il Venezuela in questa situazione difficile, di crisi umanitaria, economica, sociale e politica, come anche il Santo Padre ha detto. E ascoltare pure i suoi consigli per un lavoro ecclesiale molto più efficace in mezzo a questa terribile situazione che stiamo vivendo.

D. – Voi avete parlato di strumentalizzazione delle parole del Santo Padre e anche dei vescovi da parte delle autorità: qual è la situazione veramente in questo momento, in questo rapporto tra Chiesa e Stato?

R. – Il governo vuole presentare il Papa come un amico del governo e invece presentare noi come avversari del governo. Al contrario, noi stiamo nel popolo venezuelano che sta soffrendo molto, siamo molto uniti al Santo Padre e vogliamo respingere questa manipolazione che il governo ha voluto fare.

D. – Che succede in Venezuela, come uscirne?

R. – Il governo ha perso l’appoggio popolare e il governo deve desistere da questa volontà di impiantare un sistema totalitario, comunista, materialista e militarista per il Venezuela. Questo non lo vuole il popolo venezuelano: è un sistema contrario agli interessi di tutti, ma specialmente dei più poveri.

D. – La proposta che si fa è proprio quella di arrivare a una negoziazione che porti a delle elezioni, a ricevere aiuti umanitari, alla liberazione dei prigionieri politici. È questo quello che chiede l’opposizione e questo è anche quello che chiede la Chiesa…

R. – Queste proposte sono state fatte dal cardinale segretario di Stato Parolin in una sua lettera del 2 dicembre 2016, e sono le vie di uscita da questa situazione politica. Il governo deve capire che queste sono le cose che si devono fare per risolvere la crisi politica che abbiamo in questo momento.

D. – La comunità internazionale che potrebbe fare? Quale potrebbe essere l’appoggio della comunità internazionale, aldilà di quello che potrebbe fare la Santa Sede?

R. – La comunità internazionale deve capire, vedere la situazione: è una situazione che ogni giorno diventa più critica, più violenta, dove la gente muore di fame. E deve far capire al governo che deve risolvere questi problemi e che altrimenti il governo deve dimettersi e indire delle elezioni per avere un nuovo presidente.

D. – In quanto agli aiuti umanitari, sui quali la Chiesa ha premuto tanto per farli passare – alimenti, medicine… – pensa che in questo incontro con il Santo Padre si possa arrivare a convincere il governo ad accettarli?

R. – Speriamo bene! Speriamo che il governo capisca che si deve risolvere questo problema. C’è gente che mangia rifiuti nelle strade, gente che muore, bambini denutriti, non ci sono medicine negli ospedali. Tutta questa situazione richiede una risposta immediata e questo è quello che il governo deve capire e che deve fare.








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