2017-05-27 13:22:00

Il pranzo del Papa con profughi e senzatetto


Dopo l’incontro con i giovani presso il Santuario della Madonna della Guardia, il Papa ha pranzato con 120 persone: tra di loro poveri, rifugiati, senza fissa dimora e detenuti. Ognuno con una storia difficile fatta di violenza ma anche di riscatto grazie alla fede come nel caso di Giovanni, uno slovacco che da anni dorme in strada. La nostra inviata a Genova Antonella Palermo ha raccolto la sua emozione per questo pranzo:

R. - Ci fa molto piacere, molta emozione. E ringraziamo specialmente la Comunità di Sant’Egidio per questa opportunità che ci ha dato perché mai avremmo pensato di essere vicini al Papa e di mangiare con lui.

D. – Quando avete incontrato Sant’Egidio?

R. – Nel 2013 o 2014. Stavamo dormendo per strada e ci hanno portato un panino. Poi abbiamo raccontato loro quanto ci è successo. In pratica ci hanno quasi ammazzato per strada: ci sono quattro persone che ora sono in carcere. Stavamo dormendo dentro una tenda, io, mia moglie, suo fratello e sua cognata, sono venute quattro persone con le spranghe e ci hanno quasi ammazzato.

D. – Voi che rapporto avete con la fede?

R. – Ci ha salvato la vita. Noi siamo ancora sempre per la strada, anche dopo quello che ci è successo ma devi chiedere sempre a Dio: “Proteggici da queste persone cattive”.

Al pranzo con il Papa anche Fadil, un profugo camerunense di fede islamica, fuggito dalla violenza di Boko Aram. A Genova ha ritrovato la serenità dopo un lungo viaggio in mare nel quale almeno 50 persone hanno perso la vita. L’intervista è dell’inviata Antonella Palermo:

R. – Sono partito dal Camerun il 12 febbraio 2014. Ho impiegato due anni ad arrivare in Italia: sono passato per il Ciad; dopo sono arrivato in Libia e da lì in Sicilia. Sono arrivato a Genova tre giorni dopo con un pullman. Sono fuggito dal mio Paese perché gli estremisti di Boko Haram hanno ucciso i miei genitori e mio fratello per strada. Ho ricevuto tantissime minacce e violenze anche in prigione. Quando sono arrivato in Sicilia posso dire che ho trovato delle persone molto affettuose.

D. – Chi ti ha fatto fare questo attraversamento di mare?

R. – Siamo arrivati con una barca: eravamo 150 ragazzi. Più di 50 sono morti in mare.

D. – Che effetto ti fa l’idea di incontrare il Papa?

R. – Il Papa per me è una personalità grandiosa: è come un simbolo. Quando ho appreso che avrei pranzato con il Papa, per me è stato come un sogno diventato realtà. Quindi sono molto contento e felice.

D. – Quindi tu ti senti accolto qui…

R. – Sì, perché ho trovato una nuova famiglia e sono molto felice. Ne approfitto per ringraziare il popolo italiano: li ringrazio molto.








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