2017-05-26 14:29:00

Il Papa a Genova: le attese del mondo del lavoro


Nella prima tappa della sua visita pastorale a Genova, sabato 27 maggio, Papa Francesco visiterà lo Stabilimento Ilva della città, dove incontrerà il mondo del lavoro. Il Pontefice risponderà a quattro domande che gli rivolgeranno altrettanti rappresentanti delle diverse realtà occupazionali del capoluogo ligure. Alla vigilia dell’incontro con il Papa li abbiamo raggiunti per sapere cosa gli chiederanno. 

Ing. Ferdinando Garrè, dell’azienda San Giorgio al Porto che si occupa di riparazioni navali

“Cerchiamo dal Papa un aiuto per gestire al meglio le nostre imprese. Una parola di conforto per le difficoltà che incontriamo a portare avanti le nostre attività. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci infonda un po’ di coraggio per poter difendere le nostre aziende e le persone che ci lavorano che hanno grandi capacità ma lavorano in un contesto piuttosto complicato. Nella nostra azienda siamo circa 400 dipendenti. Finora non sono dovuto ricorrere a misure di ridimensionamento, solo cassa integrazione per pochissimi e per brevissimi periodi, ma la situazione è difficile”.

Quali sono le ragioni di questa crisi che vi tocca così direttamente?

“Viviamo in un contesto demaniale. Un po’ la burocrazia e la mancanza di progettualità a livello cittadino, come la mancanza di infrastrutture ci mettono un po’ in difficoltà e rendono difficile sviluppare il nostro lavoro. Lavoriamo in un mercato internazionale e siamo in una concorrenza globale. Abbiamo bisogno di avere un po’ di certezze. Genova è una città un po’ chiusa in se stessa. Non voglio essere polemico. Genova è meravigliosa e giustamente sta avendo un grosso sviluppo turistico, ma alle volte penalizza le nostre attività, o meglio ciò che ci penalizza è la mancanza di decisioni strategiche. Cosa vogliamo fare? Vogliamo mantenere una capacità industriale o ci vogliamo dedicare solo al turismo? Forse una convinvenza si può anche studiare ma bisogna avere una visione”.

Micaela Canu, lavoratrice precaria presso un’agenzia interinale che si occupa del collocamento al Gaslini, parlerà a nome delle sigle sindacali CIGL, CISL e UIL

E’ una realtà, quella del precariato che sentiamo molto qui e in tutta la Liguria. Chiederò al Papa una parola di incoraggiamento per il nostro futuro. Ho 41 anni. Parlerò a nome delle famiglie, perché non siamo più in quella età dove il futuro lo si può guardare come se fosse lontano. Vogliamo sfruttare quest’occasione di incontro con il Papa per far conoscere ciò che sta accadendo, ciò che tutti conoscono ma che noi tocchiamo ogni giorno con mano. Entriamo e usciamo continuamente dal lavoro. Abbiamo sulla testa un’enigma enorme. Dovrei pensare a ciò che potrò dare ai miei figli ma non so proprio con quali mezzi ”.

Vittoria Cotellessa 31 anni, della provincia di Chieti, emigrata a Genova cinque anni fa

“Sono arrivata qui dopo il matrimonio con mio marito, conosciuto a Lourdes, dove entrambi facevamo servizio ai malati. Ho svolto lavoretti di ogni genere, lasciando la merceria di famiglia, la più antica della mia città di origine, dopo che l’avevo ritirata su e fatta rifiorire. Ho fatto la commessa in una tabaccheria, mi sono adattata, ho lavorato in un negozio che vende vestiti per bambini, ho lavorato persino in una fabbrica che produce caschi per le moto. Il problema è che sono una donna e ho la fede al dito. Appena nelle aziende vedono queste due cose, mi scartano. Altre ragazze spesso se la tolgono, la fede, per andare a lavorare. Io ancora non sono arrivata a questo. Arrivare a questo limite è veramente triste. Io, per fortuna, credo in Dio e ho mille interessi ma cadere nello sconforto è facilissimo. Al Papa chiederò come rimanere forti anche quando si vivono queste cose, quando si trovano le porte chiuse. In questa società un po’ matrigna. Nessuno pensa alla persona ma solo a quanto possono rendere. Dove trovare la forza per reagire?”.

Sergio Mari consulente finanziario, collabora con la pastorale sociale e del lavoro dell’arcidiocesi di Genova

“Insieme ai cappellani del lavoro di Genova, abbiamo pensato di chiedere al Papa come testimoniare la fede in ambienti, quelli del lavoro, dove trascorriamo così tanto tempo e che non sono così ‘protetti’, come le parrocchie. Essere credibili è difficile. Ci vuole competenza, capacità di ascolto, è una grossissima responsabilità. Testimoniare la speranza con un sorriso non stereotipato è difficile”.

Come coniuga fede e rincorsa di guadagni, anche senza scrupolo, che caratterizza il suo lavoro?

“Mi sono dovuto guardare molto dentro. Penso che ci sia modo di occuparsi della finanza in maniera responsabile. Anzi, ambienti come questi, critici, offrono l’occasione per dire una parola diversa”.

(a cura di Antonella Palermo)








All the contents on this site are copyrighted ©.