2017-05-26 14:30:00

Al Policlinico Gemelli incontro sulla medicina personalizzata


Sono oltre 850 i ricercatori impegnati ogni giorno nella Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma per individuare cure e terapie su misura del singolo paziente. E’ dedicata proprio alla Medicina personalizzata la VI giornata per la Ricerca promossa dell’Università Cattolica, che è stata celebrata ieri con un convegno al Policlinico Agostino Gemelli. Il servizio di Marina Tomarro:

Una medicina creata a misura di paziente che vuole ridurre gli effetti collaterali della terapia e aumentarne l’efficacia positiva. E’ la medicina personalizzata a cui è stata dedicata la Giornata per la ricerca. Ascoltiamo Rocco Bellantone, preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica:

R. – Pensare alla persona più che alla sua malattia. Lo ha ricordato il Papa qualche tempo fa, quando ci ha detto che pensavamo troppo alle malattie e poco alle persone che soffrivano ... e ha ragione. Ed è quello che ormai sta venendo fuori nella ricerca mondiale in cui con la scoperta del genoma è ormai chiaro che ci si deve dedicare alla persona e non alla sua malattia perché ogni malattia è diversa a seconda della persona che colpisce. E’ ovvio, poi, a quel punto, un approccio diagnostico e terapeutico che ormai non può più prevedere un unico specialista ma tutto un team che lavora assieme per affrontare quella persona che soffre, non quella malattia.

E forte è l’impegno del Policlinico Gemelli, nei confronti della ricerca biomedica, con oltre 320 progetti di ricerca no profit e 175 sperimentazioni cliniche con l’obiettivo di migliorare i percorsi terapeutici per patologie come tumori, malattie cardiovascolari, e diabete. Ascoltiamo ancora Rocco Bellantone:

R.  – Quando io mi sono laureato, ammalarsi per un linfoma, avere una leucemia, voleva dire avere una condanna a morte. Oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, queste malattie si curano e quelli che adesso sono i farmaci più efficaci sono i farmaci biologici personalizzati, che non solo curano meglio ma non danno tutti gli effetti collaterali e le complicanze che davano le chemioterapie con farmaci antiblastici.

Ma l’assistenza sanitaria deve essere non solo un bene garantito a tutti, ma soprattutto in grado di rispondere alle esigenze dei pazienti come ha spiegato il premio Nobel per l’Economia Amartya Sen:

R - La domanda che ci dobbiamo porre è non se è possibile realizzare l’assistenza sanitaria universale, perché  quella è possibile ovunque, pensiamo alla Cina o alla Thailandia, ma la cosa importante è sapere a che livello possiamo garantirla, cioè quanto può essere moderna, informata, efficiente e sensibile alle esigenze dei pazienti. E naturalmente può essere sempre perfezionata ma dobbiamo individuare bene, ciò che può essere reso  davvero migliore e non peggio.

E l’accesso al sistema sanitario, diventa anche la base dell’uguaglianza civile. Ascoltiamo ancora Amartya Sen:

R - Io credo questo, perché la salute è l’aspetto prioritario e centrale della vita umana. E non ci sono mai state più disuguaglianze nella storia quanto quello dell’accesso alle cure sanitarie. Poi se perfezioniamo questo accesso, diventa superiore anche la qualità della forza lavoro e questo fa crescere anche l’economia più di ogni altro fattore. Quindi occorre una sanità universale, garantita a tutti come anche un’istruzione garantita, perché dobbiamo riconoscere i diritti basilari di tutti gli esseri umani a tutto il mondo.

Alla base della medicina personalizzata c’è  la tutela della dignità della persona, come spiega mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione:

R. – Dobbiamo dire che più la ricerca avanza e più riesce anche a trovare la verità sulle singole persone e più si arriva anche all’efficacia della cura. Non dimentichiamo che tante volte noi diciamo – quando prendiamo dei farmaci – che mettiamo cose che non conosciamo in un corpo che conosciamo ancora di meno. Bene: più la ricerca scientifica arriva a conoscere il mistero che noi rappresentiamo, e più compiamo quella relazione di bene e di bontà di cui ognuno ha bisogno.

D. – Ricerca, etica e fede: questi tre termini, come si coniugano?

R. – Si coniugano in una complementarietà. La fede sostiene la ricerca, la promuove, la desidera perché la fede è sempre in relazione con il bene della persona, e quindi è inevitabile che la ricerca, la scienza nel momento in cui corrispondono con coerenza alla loro stessa natura, spingano a identificare anche quella domanda di senso a cui poi la fede è chiamata a dare risposta.








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