2017-05-24 16:43:00

Genova tra denatalità e crisi di lavoro.Al Papa chiede aiuto


Genova attende il Papa che vi si recherà in visita sabato prossimo. Una città che dagli anni settanta ad oggi ha subìto un calo demografico di quasi il 30%. Ragione principale la crisi del lavoro, molto acuta. Questo spaccato sociale sofferente sarà testimoniato al Santo Padre nella prima tappa allo stabilimento Ilva.

Un ruolo molto importante in questo ambito è svolto dai cappellani del lavoro, una peculiarità della diocesi ligure. Sono una decina i sacerdoti che possono entrare negli uffici e nelle fabbriche. Si tratta di una pastorale nata circa settant'anni fa, nel tempo di guerra, e mai tramontata. "Nel 1943 - racconta Don Massimiliano Moretti, uno dei vice direttori - i tedeschi presenti qui a Genova avevano deportato nelle loro fabbriche in Germania gli operai delle grandi aziende genovesi (Ansaldo, Italcantieri…). Il cardinale dell’epoca, Pietro Boetto, decise di mandare dei preti all’interno di queste fabbriche per portare conforto e, attraverso l’opera caritativa della San Vincenzo, dare supporto alle famiglie rimaste a casa. Il cardinale Siri, finita la guerra, ha portato avanti l'iniziativa. Questo ci ha permesso di essere riconosciuti nella città come elemento di intermediazione anche nelle grandi vertenze che diventavano molto spinose. La Chiesa spesso, insomma, è stata chiamata come garante per poter trovare delle soluzioni per il bene delle persone".

"Con i lavoratori, molti non credenti e anche molti appartenenti a frange, in certi gruppi operai, di matrice marxista, abbiamo degli ottimi rapporti umani", prosegue Don Moretti. "Ci cercano, ci rispettano, ci stimano. Sanno quanto ci impegniamo a difesa della dignità della persona, dell’uomo che lavora. Noi operiamo perché sia riportato al centro l’uomo, tenendo conto che il profitto non può essere l’unico elemento di valutazione, non può essere assolutizzato. Questo sarà l'aspetto che verrà fuori dall’incontro del Papa con il mondo del lavoro". Don Massimiliano, che è anche parroco in centro città, sottolinea quanto questa sia "una stagione molto, molto difficile". Ed evidenzia i limiti di una città penalizzata dalla sua posizione, stretta tra il mare e gli Appennini: "Le infrastrutture non sono così adeguate per attrarre investimenti". Eppure Genova ha delle potenzialità enormi: "L'Ilva è un gioiello, anche perché vent’anni fa ha ridotto l’inquinamento. Il problema è che dipende molto da Taranto, dove invece non si è adottato lo stesso allineamento sul fronte dell’impatto ambientale". Ci sono aziende di alta tecnologia con una attività di ricerca competitiva a livello internazionale, c’è il porto che ancora funziona. "Basterebbe - conclude Moretti - che la politica superasse le barricate tra schieramenti opposti, non demonizzasse l’avversario. Solo così si fa il bene dell’uomo".

Anche l''altro vice direttore dei cappellani del lavoro, don Gianpiero Carzino, affonda sulle molte sofferenze che dipendono dalla chiusura di numerose aziende e dalla privatizzazione di molti comparti che erano a partecipazione statale. "La gente è andata via, verso Milano e altre zone della Lombardia. Il turismo è buono mentre i settori tradizionali fanno molta fatica". E' lui che ci parla di come sono state scelte le rappresentanze che porranno al Papa alcune domande cruciali, a inizio visita: "L’imprenditore chiederà come si possono mettere insieme le istituzioni, gli imprenditori e gli investitori per garantire il lavoro e scoraggiare l’emigrazione. Poi ci sarà il tema della testimonianza cristiana nell’ambito del lavoro, come si riesce ad essere coerenti in ambienti dove pare a volte che primeggino regole contrastanti. E poi chi il lavoro non ce l’ha o lo vive in modo precario chiederà al Papa come non farsi prendere dallo sconforto". E come vive Genova, città di frontiera, il rapporto con gli immigrati?: "Direi che in intere aziende, se non ci fossero gli immigrati, certi lavori non verrebbero proprio svolti. Qui c’è collaborazione. C’è persino una parrocchia che come struttura ospita immigrati cercando di integrarli nel tessuto sociale cittadino. Essendo un porto di mare, Genova non vede come problema il lavoro dato agli immigrati. Qui la gente non si preoccupa che siano loro a rubare il lavoro".








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