2017-05-20 09:17:00

Sugranyes Bickel: più formazione contro la disoccupazione


"Portiamo al Papa lo sforzo della nostra ricerca e alcune iniziative concrete che rappresentano nuovi modelli economici più attenti al bene comune e all'inclusione". Cosi il presidente della Fondazione Centesimus Annus, Domingo Sugranyes Bickel, al termine di tre giorni della Conferenza internazionale che ha approfondito in particolare i riflessi dell'era digitale sul mondo del lavoro e la questione dell' economia criminale che sfrutta l'uomo. Ma quali le conclusioni del dibattito? Gabriella Ceraso lo ha chiesto allo stesso Bickel:

R. – Il problema attuale, più che una mancanza di posti di lavoro - è certo anche questo - è spesso una questione di mancanza di preparazione adeguata al momento così imprevedibile del mondo digitale e quindi uno dei focus di questo momento di incertezza è quello della formazione, per imparare a lavorare in generale e avere un atteggiamento più proattivo, cercare di imparare anche quelle cose che poi permetteranno di lavorare in ambiti informatici, dove spesso l’apprendistato specifico è breve e facile per chi è già nato nel contesto della civiltà digitale, cioè i giovani. Il problema dei 50.enni è più difficile, ma anche lì la società deve riformare le istituzioni di formazione professionale per la riconversione e le istituzioni di protezione del lavoratore devono essere del lavoratore e non del posto di lavoro.

D. – L’altro focus verteva sugli aspetti negativi di un’economia che punta allo sfruttamento. In questo caso, come promuovere la dignità, come promuovere l’inclusione e non lo sfruttamento e l’esclusione? 

R. – Il primo obbligo è quello di conoscere, perché ci sono dei problemi che sono poco noti nella loro ampiezza. Qualche esperto ci dice: “Guardate che tutta questa struttura di economia sommersa e di canali non visibili è stata inventata da noi – per così dire – non è una cosa che qualcuno ci ha imposto”. Altri la sfruttano e la sfruttano in modo totalmente illegittimo e criminale. Poi c’è tutta la questione dei bambini sfruttati e del traffico dei bambini, che è particolarmente scioccante. Il primo passo è l’identificazione, la registrazione alla nascita dei bambini, perché in molti Paesi – in Africa in particolare – la loro protezione è estremamente difficile è complessa. Si è parlato anche della proposta ben nota dei corridoi umanitari che è una risposta parziale, ma organizzata. Su questo si è espresso il desiderio che questa iniziativa – o iniziative simili – vengano promosse anche dal mondo cattolico nei vari Paesi: in Francia è già un progetto accettato, in Germania ce ne sono molti altri … Niente di questo si risolve, in fondo, con regolamenti, con leggi: le leggi sono necessarie, ma arrivano sempre in ritardo sulla realtà. Se non c’è un movimento favorevole alla leadership responsabile e alle virtù personali di chi prende le responsabilità, non si arriverà a nulla.

D. – Cosa avete portato, al termine dei vostri lavori, al Papa?

R. – I problemi sono immensi e le risposte non sono semplici. Però, abbiamo portato alcuni esempi di cose che si fanno, non solo di ricerca, di lavoro, di scambio di idee, ma anche delle realizzazioni concrete: per esempio, nel campo della formazione professionale oppure nel campo della creazione di una rete di fondi volontari di solidarietà, sui quali stiamo lavorando.








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