Preghiere per la pace nel mondo, per la Siria, per la penisola coreana, per la
cessazione delle violenze in Sud Sudan, in Somalia, nello Yemen, nella Repubblica
Centrafricana, nella Repubblica Democratica del Congo, in Ucraina e in altri luoghi
scossi da conflitti. A chiedere di rivolgerle alla Beata Vergine Maria, alla vigilia
del pellegrinaggio di Papa Francesco a Fatima, è stato ieri mons. Bernardito Auza,
nunzio apostolico e Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite,
durante il suo intervento a New York, incentrato sul centenario delle apparizioni.
Preghiamo anche - ha detto il presule - per la fine del terrorismo, della persecuzione
religiosa, etnica e raziale, delle repressioni totalitarie, dei cartelli della droga
e del crimine organizzato, del traffico di persone, di altre forme di schiavitù moderna
e di diverse insurrezioni che hanno generato violenza e odio.
Maria ambasciatrice di pace
La “missione permanente” di Maria come ambasciatrice di pace - ha aggiunto mons. Auza
- è particolarmente importante oggi, in un mondo segnato da oltre 50 conflitti da
inquadrare in un contesto che Papa Francesco ha definito “terza guerra mondiale a
pezzi”. Per i credenti non cristiani, per i cristiani che hanno difficoltà con la
devozione mariana cattolica e ortodossa e anche per quei cattolici che sono scettici
sulle apparizioni miracolose - ha affermato inoltre il nunzio apostolico - quello
che è successo a Fatima può sembrare una superstizione di persone in buona fede ma
ingenue. Nella teologia cattolica ciò che è accaduto in Portogallo rientrano nei casi
di “rivelazione privata”.
I tre pastorelli testimoni altamente credibili
Quando la Chiesa riconosce una rivelazione privata - ha osservato il presule - i cattolici
non sono chiamati a credere nel modo in cui credono nei contenuti della Bibbia. Piuttosto
sono eventi accettati come credibili con quella che potremmo definire fede, prudenza.
Per la Chiesa - ha aggiunto - Lucia, Francisco e Giacinta sono testimoni altamente
credibili. Non si riscontrano inoltre elementi contrari a quelle che la Chiesa considera
verità della fede o della ragione. Lo scopo di queste rivelazioni private - ha detto
mons. Auza - è quello “di aiutare le persone a comprendere e vivere meglio gli insegnamenti
di Gesù” in un particolare momento della storia.
La conversione è una precondizione per la pace
Dagli eventi di Fatima si possono ricavare un piano di pace e lezioni universali per
tutti i popoli. La prima urgenza - ha sottolineato il nunzio apostolico - riguarda
la necessità di una vera conversione per costruire pace, fraternità e solidarietà.
Papa Francesco - ha ricordato il presule - ha esortato la comunità internazionale
alla conversione universale, alla conversione dall'idolatria del denaro che può condurre
nazioni intere a trascurare i poveri. Senza questa conversione – ha affermato mons.
Auza – “la pace rimarrà solo un'illusione”. “La conversione - ha aggiunto - è una
precondizione per la pace”.
La pace inizia nel cuore
La seconda lezione universale è legata al fatto che la pace inizia nel cuore. Imitare
il cuore di Maria è la via per la pace. Un simile cuore, come ha scritto Benedetto
XVI, “è più forte delle armi” ed è capace di cambiare la storia. Ma se il cuore non
ha pace - ha osservato mons. Auza - sarà molto difficile essere un peacemaker, un
costruttore e un custode della pace.
La preghiera è strumento di pace
La terza lezione universale riguarda la preghiera. La preghiera è uno strumento di
pace e può cambiare il mondo. Maria ha chiesto di pregare perché la preghiera – ha
affermato l'Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite – è uno
strumento indispensabile per promuovere la pace.
Tutti siano coinvolti negli sforzi per la pace
La quarta ed ultima lezione che si ricava dagli eventi di Fatima - ha concluso il
presule - riguarda la necessità di coinvolgere tutti negli sforzi di pacificazione.
Per affidare il suo messaggio Maria non si rivolge a capi di Stato, a diplomatici
o a leader religiosi ma a tre semplici bambini. Maria ci dice che tutti hanno un ruolo,
anche quelli che il mondo ritiene insignificanti, incapace o troppo giovani. (Amedeo
Lomonaco)
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