2017-05-06 15:00:00

Togo, vescovi: non c'è giustizia e i politici sono indifferenti


“La frustrazione della società civile togolese è una bomba a scoppio ritardato pronta ad esplodere alla prima occasione”: è quanto scrivono i vescovi del Togo nel messaggio diffuso in occasione del 57.mo anniversario dell’indipendenza del Paese, celebrato il 27 aprile scorso. “Riconosciamolo: dietro l’apparenza di pace e di tranquillità - si legge nel documento ripreso dall’agenzia Fides - il Togo è malato”. “I suoi figli e figlie sono sempre più delusi: non sanno più quale cammino intraprendere per uscire dalla situazione attuale e arrivare alla pace: il loro avvenire sembra bloccato”.

Alternanza politica, esigenza naturale e democratica
I vescovi sottolineano che il principio dell’alternanza politica “ancor prima che un valore democratico, è soprattutto un’esigenza d’ordine naturale”. Nel 2005 dopo la morte di Gnassingbé Eyadema, che aveva guidato il Paese per 38 anni, è succeduto suo figlio Faure Gnassingbé, che da 12 anni regge le sorti del Paese. I vescovi si dichiarano contrari ad un’estensione del numero dei mandati presidenziali, come sta avvenendo in altri Paesi africani, ad esempio il Burundi.

Inversione della funzione pubblica
La mancanza di una chiara alternanza genera frustrazione tanto più che lo Stato si è dimostrato incapace di offrire una vera giustizia sociale ridistribuendo la ricchezza del Paese. “La radice del male togolese” scrivono i vescovi è “l’inversione della funzione pubblica”: invece di proteggere i poveri, lo Stato favorisce i ricchi che non fanno altro che accrescere i loro beni. “Lo scandalo - ribadiscono i presuli - non è che vi sono ricchi e poveri”. Lo scandalo è nel fatto che le istituzioni, che “dovrebbero instaurare un minimo d’equilibrio, si rinchiudono nell’indifferenza o scelgono il campo dei ricchi e vi si trincerano”.

La popolazione chiede riforme
Nel Paese ferve il dibattito sulle riforme costituzionali, la Conferenza episcopale invita i politici a non perdere questa occasione per adottare le riforme attese dalla popolazione, in particolare la limitazione del mandato presidenziale e il modo dell’elezione del presidente.








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