2017-05-04 13:57:00

Venezuela. Card. Porras: violenza aumenta, mai situazione così dura


"Non ho mai visto una situazione così dura, temo che la violenza aumenterà". "Bisogna trovare una soluzione pacifica e non armata", così in un’intervista al Sir il cardinale Porras Cardozo, arcivescovo di Mérida in Venezuela, che lo scorso 27 aprile ha riferito al Papa in Vaticano sulla situazione nel Paese latinoamericano. Il Papa – ha spiegato il presule – è molto preoccupato, cosi pure il cardinale Parolin è informato su tutto, ma quasi tutte le vie sono chiuse. La popolazione, ormai, è allo stremo per la mancanza di cibo e medicine. “Non si sa - ha detto il cardinale venezuelano - come trovare la strada per dare speranza alla gente. C’è tanta fame e mancano le medicine, non si vede la luce in fondo al tunnel”. “Mérida - ha ricordato il porporato - è una città universitaria di 200.000 abitanti”. “Ospitiamo la seconda e più importante università del Paese, per cui circa la metà sono giovani. Gli studenti organizzano continue manifestazioni, la repressione è pesante. Questa settimana ne sono morti due, la situazione è veramente difficile”. Ed un altro ragazzo è morto ieri a Caracas negli scontri tra polizia e manifestanti antigovernativi, mentre preoccupano le condizioni dell’oppositore in carcere Leopoldo Lopez, di cui non si hanno notizie certe da diverse settimane. Si segnalano inoltre le critiche all’operato del presidente Maduro pronunciate dal procuratore generale venezuelana, Luisa Ortega Diaz. Per un’analisi Marco Guerra ha intervistato Loris Zanatta, docente di Storia e istituzioni delle Americhe all’Università di Bologna:

R. – Sì, le manifestazioni sono facilmente spiegabili, visto lo stato in cui versa il Paese e quindi sia la disastrosa situazione economica e sociale – con mancanza, addirittura, di mezzi di prima necessità – e lo stato di repressione politica, che esiste da molto ma che si è ulteriormente acuito negli ultimi tempi. Questa mobilitazione continua e la scommessa del governo è che cessi, perché spera che un po’ la violenza, un po’ i disagi inducano la piazza a placarsi. Però, l’alternativa alla piazza organizzata è l’anarchia, che già si vede, nel Paese, e che forse è persino peggio: è lo stato di anarchia, del si-salvi-chi-può, che già sta regnando in Venezuela.

D. – Ieri sono stati feriti due esponenti dell’opposizione, proprio nelle manifestazioni, mentre non si hanno più notizie di Leopoldo Lopez, esponente di spicco sempre dell’opposizione. Lo stato di diritto è compromesso, in Venezuela? E’ una democrazia ferita?

R. – Lo stato di diritto in Venezuela non c’è e in quanto alla democrazia, in Venezuela è una cosa morta anche questa. Sono cose che sono assolutamente da dire. Quando noi abbiamo un regime politico che prende il possesso totale del potere esecutivo, che praticamente tacita il Parlamento, impedisce all’opposizione politica non solo di manifestare ma, come ha fatto con Leopoldo Lopez, lo incarcera come molti altri ha incarcerati … Stiamo parlando di un regime che si ispira al castrismo e che quindi non pensa che l’alternativa al governo sia un’opzione, perché ritiene di incarnare l’unico popolo legittimo del Venezuela. Questo popolo è oggi notoriamente una minoranza, una minoranza anche piuttosto risicata, ma nonostante questo il regime continua – coerente con questa visione – a cercare di imporre, contro vento e marea, la sua visione.

D. – Intanto, si deteriorano le condizioni economiche: sappiamo che il Venezuela si reggeva sul petrolio. Qual è lo stato dell’economia venezuelana?

R. – Lo stato dell’economia venezuelana è disastroso, anzi è tragico ed è una cosa che grida vendetta e questo è bene che l’opinione pubblica inizi a comprenderlo. Non è il povero Venezuela che soffre del crollo dei prezzi del petrolio: no. Il problema è ben diverso, perché anche altri Paesi – nella stessa America Latina, a partire dalla Colombia – sono produttori di petrolio, ovviamente soffrono il crollo del prezzo del petrolio. Ma nessuno di essi è, come il Venezuela, in una recessione del 10 per cento del prodotto interno lordo, nessuno di essi ha una inflazione che oramai supera l’800 per cento … E’ successo che le politiche nazionaliste, protezioniste, che il governo chavista ha adottato negli ultimi 15 anni, nel momento in cui il Paese non ha avuto più  la florida situazione economica – perché il petrolio si è venduto per oltre 10 anni a 120 dollari il barile, circa – quella ricchezza è completamente sparita: non è stata investita, è stata sprecata, è stata usata per piani sociali molto ammirevoli ma totalmente insostenibili …








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