2017-05-01 08:00:00

Cei: finanziarizzazione economia è contro i lavoratori


Nel suo messaggio per la Festa del primo maggio, la Chiesa italiana afferma che la questione del lavoro è "un’emergenza nazionale” da porre “al primo posto” se si vuole “tornare a guardare con ottimismo al proprio futuro”. I vescovi denunciano anche la finanziarizzazione dell’economia, come una delle cause della mancanza di lavoro, e chiedono “una conversione spirituale”. In Italia la disoccupazione sfiora il 12%, con punte di oltre il 40% tra i giovani. Alessandro Guarasci ha sentito mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro della Cei:

R. – Il messaggio del Primo Maggio della Conferenza episcopale italiana, che abbiamo preparato nella Commissione per i problemi sociali del lavoro, ritorna sul tema del senso del lavoro. E’ chiaro, ci sono grosse difficoltà perché parlare di senso del lavoro quando il lavoro non c’è è difficile. Parlare di senso del lavoro quando il lavoro è sottomesso a varie precarietà è ancora difficile: il caporalato, le agromafie, le ecomafie, il lavoro nero… Insomma, sia l’assenza del lavoro sia le precarietà indicano proprio che manca un elemento fondamentale nella realizzazione della vita della persona: quando il lavoro manca, manca la forma perché la persona si possa esprimere.

D. – Siamo da tempo andati verso una finanziarizzazione dell’economia. Alcune parti della nostra società pensano che si possano fare molti soldi senza lavorare. Secondo lei, questo quale problema concreto sta portando alla vita di tutti i giorni?

R. – Questo separa la persona dall’opera che si fa: cioè, senza un lavoro effettivo è come se l’energia della persona fosse messa semplicemente al servizio di un profitto che dipende dai fattori finanziari, un profitto che oggi c’è, domani non c’è, oggi si esalta, domani no… E neanche l’aspetto finanziario è orientato alla crescita della persona. Quindi c’è come una separazione. Il grande messaggio del cristiano è la valorizzazione dell’intera realtà umana.

D.  – Alcuni dati europei dicono che le regioni del Sud Italia sono tra le più povere di tutta Europa. E’ stata da tempo abbandonata, secondo lei, la risoluzione della questione Mezzogiorno?

R. – Secondo me la questione del Mezzogiorno è stata messa da parte, o meglio in secondo piano. Quello che io sempre auspico è che ci sia da parte delle istituzioni, in particolare del governo, la considerazione che il Mezzogiorno è una priorità, non per il Mezzogiorno ma per il Paese nel suo insieme: non per una parte perché se c’è una crescita, uno sviluppo nel Mezzogiorno, tutto il Paese ne ricava vantaggio. Ci sono degli interventi, ci sono dei patti, il governo passato e il governo attuale hanno messo più in evidenza la questione del Mezzogiorno, lo dobbiamo riconoscere, però un focalizzare la questione del Mezzogiorno è ancora un passo avanti da fare.

D. – Lei è a Taranto, dove c’è la l’Ilva: secondo lei si riuscirà a salvaguardare ambiente, occupazione e sviluppo?

R. – In tutta la questione, un passo irrinunciabile è la difesa della salute, la difesa dell’ambiente, la difesa della vita. Questo è il patto irrinunciabile, perché finora abbiamo pagato un debito di vite, un debito che Papa Francesco nella Laudato si' chiama debito ecologico. Le due cordate per l’acquisizione dello stabilimento, dalle dichiarazioni che leggo dalla stampa, si propongono questa attenzione all’ambiente tanto che mi risulta che a livello di assegnazione sarà premiata la cordata che ha un migliore piano ambientale.








All the contents on this site are copyrighted ©.