2017-04-22 11:18:00

Mons. János Székely: Chiesa vicina ai rom


‘Situazione dei rom in Europa, pastorale ed integrazione sociale’ è stato il tema della conferenza organizzata nei giorni scorsi a Roma dall’Ambasciata d’Ungheria presso la Santa Sede, in occasione della Giornata Internazionale dei rom. All’appuntamento, aperto da una relazione del card. Turkson, Prefetto del dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, hanno partecipato diversi ambasciatori vaticani e operatori del settore. Importante la testimonianza del vescovo ungherese János Székely, ausiliare dell'arcidiocesi di Esztergom-Budapest che ha portato l’esperienza di un paese che ospita il gruppo più numeroso di rom. Ascoltiamolo al microfono di Fabio Colagrande:

R. – I rom sono la minoranza etnica più numerosa di tutta Europa. Attualmente sono circa 12-13 milioni; in Ungheria sono il 7-8 percento di tutta la popolazione. Ormai sono presenti in Europa da più di 600 anni, ma sempre ai margini, alle periferie. Solamente da 50-80 anni hanno iniziato ad imparare cosa vuol dire tempo, posto di lavoro, pulizia, proprietà privata, leggere, scrivere … Hanno subito terribili persecuzioni. Durante la Seconda Guerra Mondiale, circa mezzo milione di rom sono stati uccisi dai nazisti. È una ferita molto grande del nostro continente. La Chiesa, certamente, ha la missione e il dovere di andare alle periferie, di aiutare, di mostrare il volto misericordioso di Cristo. Questa conferenza ha voluto mostrare l’immenso compito che abbiamo verso i nostri fratelli rom e ha anche voluto mettere in rilievo alcune pratiche positive, fattibili in molti Paese europei.

D. - Quali sono le pratiche raccontate durante l’incontro che l’hanno colpita di più?

R. - Vorrei cominciare con l’Ungheria, il mio Paese di provenienza. Qui abbiamo creato una rete abbastanza notevole di case comunitarie. Attualmente ce ne sono 62 per i giovani rom in tutta l’Ungheria; sono state create dalla Chiesa cattolica. In queste case cerchiamo di dare possibilità igieniche per i bisognosi e soprattutto creare momenti di studio durante il pomeriggio. Organizziamo squadre di calcio, gruppi di musica, di danza … L’Ungheria ha raggiunto un notevole miglioramento nella scolarizzazione dei rom anche con l’aiuto di queste nostre case. In questo momento più dell’82% dei ragazzi rom finiscono le otto classi elementari; più o meno il 24% finisce le scuole professionali; l’11% arriva all’esame di maturità; il due, tre percento di tutti gli studenti universitari in Ungheria sono rom. Questi sono numeri paragonabili solo a quelli della Spagna, i numeri, forse migliori, in tutta Europa. Anche altri Paesi stanno cercando diversi modi pert aiutare i nostri fratelli rom soprattutto con lo spirito cristiano.

D. - Quali sono secondo le radici dell’antiziganismo?

R. - I rom vengono da lontano, dall’India. Hanno fatto un viaggio molto lungo che è iniziato più o meno mille anni fa; hanno una cultura molto differente. Poi in Europa, purtroppo, non hanno trovato nella maggior parte dei casi un posto nella società, non hanno avuto un posto di lavoro, la possibilità di sopravvivere. E così rimanevano sempre al margine, mendicando o causando dei problemi di sicurezza. Nei Paesi dove hanno trovato la possibilità di lavorare hanno avuto un rapporto abbastanza pacifico. Le città dovrebbero sforzarsi di trovare posti di lavoro che permettano la sopravvivenza dei rom; allora le tensioni nella società diminuirebbero.

D. - Infine, eccellenza, qual è l’importanza della fede nella promozione umana e sociale dei rom?

R. - La chance dei rom è prima di tutto, soprattutto Cristo. Se una persona lascia entrare nel suo cuore la Buona Novella, scopre la sua dignità, scopre di essere una persona amata da Dio, creata da Dio. Allora tutta la sua vita, in molte dimensioni, comincia a cambiare: cambia il suo atteggiamento verso la famiglia, molte volte lascia la droga, la delinquenza, inizia a studiare, a lavorare. La motivazione viene sempre da dentro: se uno cambia nel cuore, allora cambia tutta la sua vita.








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