2017-04-21 15:03:00

Mons. Viganò all’Usmi: cogliere con coraggio la sfida dei media digitali


“Media digitali e aspetti formativi”. E’ il tema della relazione tenuta oggi da mons. Dario Edoardo Viganò all’USMI, Unione Superiore Maggiori d’Italia. Il prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede ha messo l’accento sulla sfida che la Rete pone alla Chiesa, chiamata a dialogare con la cultura del nostro tempo imparando anche i nuovi linguaggi dell’ambiente digitale. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“Non possiamo trascurare il dialogo con la cultura del nostro tempo, con l’evoluzione dei media e l’esigenza di imparare nuovi linguaggi”. E’ quanto sottolineato da mons. Dario Edoardo Viganò nel suo discorso all’USMI sul binomio formazione e media digitali. Il prefetto del dicastero vaticano per la Comunicazione ha sottolineato che nella Chiesa “siamo eredi di un passato che conserviamo come tesoro prezioso, ma siamo responsabili di un presente impegnativo e di un futuro da decodificare e progettare”.

Importante conoscere nuovi linguaggi per comunicare al cuore dell’uomo
Papa Francesco, ha affermato, “invita tutti” a “riflettere sulla realtà dei mezzi di comunicazione che non sono più soltanto delle protesi, che ci permettono di arrivare più lontano”, ma “costituiscono un tessuto vitale nel quale siamo tutti immersi, fanno parte della nostra quotidianità”. Questa consapevolezza, ha soggiunto mons. Viganò, “ci porta a comprendere l’importanza della conoscenza dei mezzi e della formazione al loro usa, senza paure né ingenuità, ma con la libertà e la serenità che germogliano dal sapere”. Con la rivoluzione tecnologica, ha rilevato, si è “passati dalla domanda cosa fanno i media? al quesito cosa si fa con i media?”. E’ dunque “indispensabile cogliere le sfide culturali lanciate alla società e alla Chiesa dal nuovo orizzonte comunicativo”. Al tempo stesso, ha affermato, Papa Francesco ci ricorda che “non è la tecnologia che determina se la comunicazione è autentica o meno, ma il cuore dell’uomo e la sua capacità di usare bene i mezzi a sua disposizione”. Ha quindi rivolto l’attenzione al tema dell’educazione alle relazioni che, con l’uso dei social media, “ci chiedono nuove modalità attuative, linguaggi originali e inedite tecniche narrative”.

Cristiani si impegnino ad essere cittadini e non ospiti dei media digitali
Mons. Viganò ha ricordato le parole di Papa Francesco che mettono in guardia da un “isolamento sociale” che privilegia “solo relazioni virtuali, attraverso i media, impoverisce ed espone ad una orfanezza spirituale”. Ecco allora che diventa cruciale il tema della formazione che, ha ammonito, “non equivale” solo ad “offrire competenze tecnologiche”. “Educare e formare in questo ambito – ha detto – significa maturare le ragioni delle connessioni e delle uscite dalla rete” e maturare pure “un modo responsabile di stare all’interno e in relazione con nuovi mondi”. Per il capo dicastero, i cristiani sono chiamati ad essere “cittadini” e “non ospiti dei media”. Invece di farsi prendere dallo scoraggiamento in un contesto “indubbiamente caratterizzato da incertezze”, bisogna cogliere l’opportunità di “abitare lo spazio dei media digitali come momento di confronto e di promesse, tempo provvidenziale di grazia e di sapienza, in ascolto del rumore di un silenzio esile in cui è presente Dio”.

Anche nei media digitali possono nascere relazioni autentiche
Con questo spirito dunque, anche i media digitali possono diventare spazi dove nascono le relazioni, pur con dei “criteri diversi” e “nuovi”. Nell’ultima parte del suo intervento, mons. Viganò ha quindi posto l’accento sul “distinguere per unire”. Nell’orizzonte dei media digitali, ha annotato, “ciò significa che la vita online e quella offline necessitano di una profonda integrazione” nella consapevolezza che “si è sempre e comunque parte di questo nuovo mondo digitale il cui reticolato ci avvolge tutti”. E’ necessaria una “ecologia della rete e dell’ambiente – ha esortato – affinché sia fruibile da tutti, non comporti rischi e pericoli, soprattutto per le categorie” meno attrezzate ad “un uso appropriato e anche critico della rete”. Di qui l’esortazione finale alle Superiore Maggiori d’Italia a concentrare gli sforzi “su percorsi formativi che offrano opportunità per osare il futuro, ragioni per impegnarsi, decisioni e traguardi per agire”.








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