2017-04-16 00:00:00

Pasqua in India: la Chiesa tra gli ultimi e gli scartati


La Pasqua in India. In questo Paese la Chiesa è in prima linea per aiutare gli ultimi e gli scartati. L'India è il Paese più popolato dopo la Cina, con oltre 1 miliardo e 300 milioni di abitanti. Oltre un terzo sono in condizioni di estrema povertà, nonostante il grande sviluppo negli ultimi anni. Qui la comunità cristiana è una piccola minoranza, poco più del 2%. Roberta Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Mumbay padre Vijaya Kumar Rayarala, superiore regionale del Pime in India. 

R. - La Pasqua per i cristiani è sempre un momento di testimonianza dell’amore nei confronti dell’odio, quindi anche i cristiani in India vivono questa testimonianza dell’amore, di come Gesù è vissuto ed è morto sulla Croce e ha riconciliato il mondo. I nostri cristiani in India naturalmente cercano di mettere in pratica questi grandi sentimenti di Gesù nella loro vita e si adattano alle tradizioni indiane perché la maggior parte proviene dalla tradizione indù. Inoltre, vivono in mezzo alle comunità induiste, quindi ci sono alcune abitudini, costumi tradizionali indiani che vengono accolti anche dalla tradizione cristiana. Questo per noi è un bel segno. Per esempio, durante la Quaresima molti cristiani fanno un tipo di pellegrinaggio. Il simbolo di questo cammino è indossare una collana benedetta dal parroco e quando mettono questa collana durante la Quaresima rinunciano alle abitudini cattive, ad esempio chi fuma rinuncia a fumare, chi beve rinuncia a bere. Mentre camminano per la strada si tolgono anche le ciabatte, i sandali e camminano per questi 40 giorni a piedi nudi. Si vestono con una stoffa di colore arancione, simbolo di rinuncia a qualcosa di piacevole per loro per essere uniti a questo grande sacrificio, che verrà il Venerdì Santo. Infine, arrivano alla Pasqua, naturalmente, con una certa conversione della loro vita, per essere degni di celebrare la Risurrezione del Signore.

D. – Dunque, una comunità cristiana che vive bene la propria identità indiana, considerato che l’India appare come un Paese di contrasti, di contraddizioni. Quale ruolo gioca la Chiesa cattolica in questo tipo di società?

R. - La Chiesa cattolica fa parte della società marginale, cioè ‘scartata’, sempre cerca di aiutare tanti bambini che hanno bisogno di andare a scuola e di altri sostegni materiali perché abbiano una vita dignitosa nella società. Noi del Pime aiutiamo quasi 10 mila bambini all’anno. E anche tante altre congregazioni, tante altre società, settori della Chiesa cattolica cercano di stare vicino alle persone che hanno bisogno. E questo è proprio vedere Gesù sofferente nei volti di sofferenti. Noi facciamo tutto quello che è possibile tramite la nostra Chiesa indiana.

D. – I rapporti con le autorità dello Stato, con le autorità pubbliche, sono sempre buoni?

R. – Cerchiamo di tenere sempre buoni rapporti con l’autorità pubblica. A Pasqua e quando ci sono le festività maggiori, andiamo a fare gli auguri a loro e portiamo qualche segno di Pasqua e invitiamo, per alcuni festeggiamenti, dei ministri o qualche autorità civile, alcuni partecipano anche alle Messe di Pasqua. Questa è una cosa abbastanza bella da sottolineare perché la Pasqua è per noi sempre un ponte di amicizia, di rapporti umani e anche di dialogo interreligioso. Loro magari non credono però come segno di amicizia vengono a passare con noi qualche momento.








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