2017-04-15 22:00:00

Il Papa nella Veglia pasquale: donare a tutti la speranza di Cristo risorto


Il dolore delle Marie in visita al Sepolcro è il dolore di chi conosce le ingiustizie. Papa Francesco, nell'omelia della Veglia pasquale, richiama al pianto delle donne, in lacrime per la morte del Signore che, con la sua resurrezione, regala agli uomini nuova speranza. Francesca Sabatinelli:

E’ nel volto di Maria di Magdala e dell’altra Maria in visita al Sepolcro che si possono ritrovare i “volti di tante madri e nonne, il volto di bambini e giovani che sopportano il peso e il dolore di tanta disumana ingiustizia”. Nei “volti pallidi, bagnati dalle lacrime” di due donne che piangono la morte del Signore, donne “capaci di non fuggire, capaci di resistere, di affrontare la vita così come si presenta e di sopportare il sapore amaro delle ingiustizie”, si vedono riflessi i volti di “tutti quelli che, camminando per la città, sentono il dolore della miseria, il dolore per lo sfruttamento e la tratta” e “vedono crocifissa la dignità”:

“In loro vediamo anche i volti di coloro che sperimentano il disprezzo perché sono immigrati, orfani di patria, di casa, di famiglia; i volti di coloro il cui sguardo rivela solitudine e abbandono perché hanno mani troppo rugose. Esse riflettono il volto di donne, di madri che piangono vedendo che la vita dei loro figli resta sepolta sotto il peso della corruzione che sottrae diritti e infrange tante aspirazioni, sotto l’egoismo quotidiano che crocifigge e seppellisce la speranza di molti, sotto la burocrazia paralizzante e sterile che non permette che le cose cambino”.

Come le due donne davanti al sepolcro, incapaci di accettare che tutto debba finire così, anche i fedeli possono sentirsi “spinti a camminare”, a non rassegnarsi. Però, spiega il Papa, sebbene il cuore sappia che “le cose possono essere diverse”, ci si può abituare, quasi senza accorgersene, “a convivere con il sepolcro, a convivere con la frustrazione”. Ci si può convincere che questa sia “la legge della vita” e quindi anestetizzarsi “con evasioni che non fanno altro che spegnere la speranza posta da Dio nelle nostre mani”. Ed ecco che l’andare può essere come quello delle due donne, “tra il desiderio di Dio e una triste rassegnazione”, e in questo caso “non muore solo il Maestro: con Lui muore la nostra speranza”. Dio, però, riserva una sorpresa al suo popolo fedele, quella di scoprire che la vita “nasconde un germe di risurrezione”:  

“Il palpitare del Risorto ci si offre come dono, come regalo, come orizzonte. Il palpitare del Risorto è ciò che ci è stato donato e che ci è chiesto di donare a nostra volta come forza trasformatrice, come fermento di nuova umanità. Con la Risurrezione Cristo non ha solamente ribaltato la pietra del sepolcro, ma vuole anche far saltare tutte le barriere che ci chiudono nei nostri sterili pessimismi, nei nostri calcolati mondi concettuali che ci allontanano dalla vita, nelle nostre ossessionate ricerche di sicurezza e nelle smisurate ambizioni capaci di giocare con la dignità altrui”.

Il Papa chiede quindi ai fedeli di “annunciare la notizia” nei luoghi “dove sembra che il sepolcro abbia avuto l’ultima parola e dove sembra che la morte sia stata l’unica soluzione”. Chiede di annunciare, condividere e rivelare che il “Signore è Vivo” e che “vuole risorgere in tanti volti che hanno seppellito la speranza, hanno seppellito i sogni, hanno seppellito la dignità”:

“E se non siamo capaci di lasciare che lo Spirito ci conduca per questa strada, allora non siamo cristiani”.








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