2017-04-02 10:46:00

Paraguay: sostituito ministro Interno dopo morte militante


Caos in Paraguay dove si contano un morto, oltre 30 feriti, la maggior parte dei quali senatori, e 211 persone finite in manette, tra cui molti minorenni, in seguito alle proteste contro la riforma costituzionale, voluta dal presidente Cartes, per consentirgli di ricandidarsi alle elezioni del 2018. Oltre all’appello del Papa, la preoccupazione della comunità internazionale. Cecilia Seppia 

Bruciano ancora le strade di Asunción dove ha perso la vita Rodrigo Quintana, il 25enne leader dell’opposizione colpito da una pallottola di gomma durante l’assalto al palazzo del Congresso da parte di decine di manifestanti, che hanno dato alle fiamme il Parlamento e alcuni uffici pubblici. Ad accendere la miccia della rivolta è stato il presidente conservatore Horacio Cartes. Sessant’anni, leader miliardario del Partito Colorado, accusato di narcotraffico, travolto dagli scandali finanziari, Cartes, al potere dal 2013, ad un anno dalle elezioni, ha infatti tentato il colpo di mano, facendo approvare al Senato un emendamento che consente al presidente e al vice di correre per un altro mandato, opzione questa, proibita nel Paese latinoamericano dal 1992 per evitare il ritorno a governi dittatoriali come quello del generale Alfredo Stroessner. Cartes, in seguito agli scontri ha destituito il ministro dell’Interno e il capo della Polizia, sostenendo che la democrazia non sarà sconfitta dalla violenza e il suo rispetto verrà assicurato dal risultato delle urne. Da Carpi la preoccupazione del Papa, appello alla pace anche dal segretario generale degli stati americani Luis Almagro e l’invito dai vescovi alla calma e al dialogo, ma accanto ai tank dell’esercito schierati in strada, al grido di “Mai più la dittatura” i paraguayani dopo due giorni, manifestano ancora, mentre forte è arrivata la denuncia del presidente del Partito liberale Efrain Alegre che ha parlato di metodi barbari di repressione della protesta. L’emendamento approvato da 25 senatori sui 45 totali, senza la presenza dei loro colleghi né del presidente del Senato Roberto Acevedo, per diventare legge dovrà essere ratificato dalla Camera dei deputati e poi con un referendum da convocare entro tre mesi. 








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