2017-04-01 17:11:00

Al Maxxi di Roma: "Lo Spiraglio", Filmfestival della salute mentale


Fino a domenica 2 aprile, al Maxxi di Roma, la 7ma edizione del Filmfestival della salute mentale “Lo Spiraglio”, evento di corti e lungometraggi organizzato da Asl Roma 1 – Dipartimento Salute Mentale e Roma Capitale. Servizio di Francesca Sabatinelli:

Raccontare il mondo della salute mentale attraverso le immagini, questo fa “Lo Spiraglio”, che da sette edizioni porta il disagio psichico sul grande schermo. Lungometraggi e cortometraggi per suscitare riflessioni su patologie che toccano ogni età e strato sociale. A narrare la storia degli infermieri che negli anni ’70, al Santa Maria della Pietà di Roma, ispirati da Franco Basaglia si opposero ai manicomi è ‘Padiglione 25 – Il diario degli infermieri in un reparto autogestito’. Un altro documentario è ‘Crazy for football’ storia della prima nazionale italiana di calcio a 5 che partecipa ai Mondiali per pazienti psichiatrici a Osaka. Tra i corti ‘Senza occhi, mani e bocca’ storia di Bianca, ragazza senza fissa dimora e poi ‘Il profumo delle stelle’, storia di un pittore e poeta ispirato a Nicola Fanizzi e alla sua incapacità di vivere fuori dal Santa Maria della Pietà, perché non in grado di accettare che il mondo sia cambiato e "non l'abbia aspettato”. Domani, serata finale, il Festival premierà Paolo Virzì, trionfatore ai David di Donatello con “La pazza gioia”. A dirigere Lo Spiraglio sono Federico Russo, per la parte scientifica e Franco Montini, per la parte artistica:

R. - L’ultimo film di Virzì “La pazza gioia” affronta in maniera molto diretta il tema del disagio e della salute mentale ma devo dire che anche prima, nei film di Virzì, questo argomento era emerso, anche se non così chiaramente però in maniera regolare e ripetuta. Penso alla professoressa di “Ovo sodo”, penso a Daniela di “Tutta la vita davanti”, penso al protagonista di “N - Io e Napoleone”. Insomma il tema della salute mentale e del disagio Virzì lo ha toccato molte volte e quindi ci sembrava doveroso assegnare a Virzì questo premio speciale alla carriera.

D.  - Tra l’altro tra ciò che si vedrà al Maxxi c’è anche  “Le ragazze di Villa Biondi” diretto da Melania Cacucci, documentario realizzato con il materiale di backstage proprio della pazza gioia…

R. - Esattamente. E’ un film in concorso, racconta la lavorazione del film e soprattutto le presenze secondarie di questo film che, in alcuni casi, sono anche i veri pazienti di questa struttura.

D. - Quanto è difficile raccontare la malattia mentale, raccontare le patologie psichiatriche nel cinema?

R. - Credo che in realtà la malattia mentale, il disagio, le ossessioni, le fobie, si raccontino molto più facilmente attraverso il linguaggio delle immagini che attraverso altri tipi di linguaggio, come il linguaggio scritto, il linguaggio verbale. Proprio perché sono argomenti a volte sfuggenti, sono argomenti di difficile definizione, le immagini, proprio per la complessità e la libertà che hanno, spesso colgono anche questi aspetti in maniera molto precisa. Nel corso degli anni ci siamo accorti che di film, di cortometraggi, di documentari, di lungometraggi che raccontano questi argomenti in realtà ce ne sono molti. La prima volta che ho diretto questo festival temevo: “Be’, quest’anno abbiamo trovato i film, ma il prossimo anno?”. Invece poi, in realtà, di anno in anno, le proposte che ci arrivano e che si iscrivono al nostro film stanno aumentando. Evidentemente è un argomento che si sposa e si armonizza bene con il cinema e con il linguaggio audiovisivo.

D.  – Evidentemente è anche un argomento che interessa, cioè che richiama pubblico sebbene, non nascondiamolo, sia un argomento che fa paura…

R. – Sì, è un argomento che certamente fa paura, però credo che uno dei meriti del nostro festival sia stato quello di abbattere quella sorta di aprioristica diffidenza che c’è nei confronti della parola “disagio”, della malattia mentale, della salute mentale. In realtà abbiamo dimostrato, quest’anno come in passato, che questo argomento si può raccontare in vari modi, certamente in modo drammatico e riflessivo ma, a volte, anche in maniera ironica, divertente, leggera, senza che per questo i film risultino superficiali.

D. - Che cosa ci presenta quest’anno il festival?

R. - Anche quest’anno abbiamo una scelta di film molto varia, anche per generi. Ci sono film che affrontano il tema degli ospedali psichiatrici criminali che, nonostante tutto, ancora esistono nel nostro Paese. Ci sono film che raccontano le difficoltà e il disagio delle persone che lavorano in questo settore e ci sono film su personaggi un po’ ai limiti, personaggi certamente inconsueti, che non appartengono alla norma ma che hanno una loro ricchezza e che, spesso, ci indicano dei modelli di vita che possono essere assolutamente alternativi ma anche dei modelli di vita che si possono condividere, che forse ci aprono delle prospettive assolutamente inedite nei nostri progetti di vita.








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