2017-03-31 14:07:00

Firenze, prima Conferenza europea su prevenzione abusi sui minori


Si è aperta oggi a Firenze nella sede della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale la prima Conferenza europea sulla prevenzione degli abusi sui minori dal titolo: "Formazione e Prevenzione. Confrontare i differenti approcci di formazione umana e valutazione psicologica nei Seminari”. L'iniziativa, che proseguirà nella giornata di domani, è organizzata dall’arcidiocesi di Firenze in collaborazione con il Centro per la protezione dei minori della Pontificia Università Gregoriana. Tra i 250 partecipanti, rettori di Seminari, vescovi, psicologi e psichiatri. Marco Guerra ha intervistato padre Hans Zollner, membro della Commissione pontificia per la tutela dei minori:

R. – La Conferenza si inserisce in tutto un percorso che hanno tracciato la Pontificia Commissione per la tutela dei minori, la Pontificia Università Gregoriana con il suo Centro per la protezione e anche l’iniziativa che abbiamo voluto pianificare e organizzare e realizzare a Firenze, presso l’arcidiocesi e presso la Facoltà Teologica locale. Un percorso che ha preso - già da tanti anni - ma che deve ancora diffondersi e deve anche porre in primo piano il messaggio che le vittime di abuso da parte di sacerdoti devono essere ascoltate e devono essere aiutate nel miglior modo possibile. Qui abbiamo anche rappresentanti delle vittime che parlano a loro nome e mettono in evidenza la ferita più profonda, quando parliamo di un abuso commesso da un sacerdote, cioè la ferita spirituale, la ferita della fede, oltre alla ferita psicologica e umana.

D. – La Commissione sottolinea che bisogna rispondere direttamente alle vittime quando scrivono agli uffici della Santa Sede: si può aprire un canale diretto con queste vittime, per curare queste ferite?

R. – Bene… questo dipende certamente dalle vittime stesse: alcune, ad esempio, non potrebbero venire a Roma perché sentirebbero un clima troppo clericale; non riuscirebbero a vedere tante persone in abito sacerdotale… per questo dobbiamo capire innanzitutto come loro vogliono essere accolte, ascoltate, dove e in che tipo di struttura, in che tipo di ambiente e con che tipo di metodo vogliono essere ascoltate; e certamente come possono mettere in evidenza ciò che a loro interessa di più.

D. – Quindi è la Chiesa che va incontro alle vittime, una Chiesa in uscita che inevitabilmente deve coinvolgere anche le Chiese locali, le Conferenze episcopali locali?

R.- Certamente. Le vittime devono non solo essere ascoltate, ma devono sentirsi a casa in una struttura che è stata per loro un’istituzione che veniva identificata con un aggressore. Il compito di Gesù Cristo è andare incontro alle persone più ferite, più vulnerabili e questa è la nostra vocazione e la nostra missione. Abbiamo tanto bisogno di più energie, di più decisione e di mettere al primo posto questo compito della Chiesa. E questo deve partire dall’alto, com’è partito quando Papa Francesco, due anni fa, ha incontrato alcune vittime a casa sua, a Santa Marta, in Vaticano, ma che deve realizzarsi anche a livello delle parrocchie, delle istituzioni cattoliche, delle scuole dove alcune persone sono state ferite. Questo è un elemento fondamentale per un possibile, eventuale cammino di guarigione e di riconciliazione.

D. – L’iniziativa di Firenze si concentra sulle Chiese europee; nel Vecchio Continente, quali sono le situazioni che vogliamo mettere a fuoco?

R. – Bisogna dire che la situazione in Europa è molto diversa dalle Isole britanniche; ci sono realtà molto diverse. Le Conferenze episcopali hanno fatto il loro dovere in quanto hanno scritto le loro linee guida, come la Congregazione per la Dottrina della Fede ha voluto e ha chiesto, sei anni fa. Il lavoro è stato consegnato, ma la realizzazione, la messa in atto è molto diversa da un Paese come l’Irlanda, dove ci sono già tante strutture di prevenzione e di intervento; e non dobbiamo nasconderci per paura di scandalo. C’è molto da dire sulla nostra capacità di affrontare e di agire proattivamente e non lasciarci trascinare solo dalla paura dello scandalo.








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