Il Comune di Torino non discrimini le scuole paritarie. È quanto chiedono l’arcivescovo della città, Cesare Nosiglia, e 14 parroci in una lettera inviata alla sindaca, Chiara Appendino. Le nostre scuole sono un modello di integrazione, scrivono, il Comune eviti di sottrarre risorse a un comparto che produce risparmio e non aggravio per la finanza pubblica. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Un taglio netto del 25% che, come già accaduto, produce una discriminazione. La decurtazione è quella decisa dal Comune di Torino nei confronti delle scuole paritarie cattoliche ed ebraiche della città, alle quali la sindaca Appendino vuole diminuire l’erogazione dei contributi comunali di un quarto rispetto all’attuale. La discriminazione è quella che stigmatizzano l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, e 14 parroci nella lettera congiunta inviata alla sindaca.
Scuole paritarie, un risparmio
“Siamo rimasti molto sorpresi e amareggiati per una decisione della sua amministrazione
che – scrivono – aggrava la già precaria condizione di vita delle nostre scuole, penalizzate
da provvedimenti ingiusti e discriminatori”. Nella lettera si ricorda l’esplicita
promessa della sindaca “che il welfare e le scuole non sarebbero stati oggetto di
tagli rispetto alle risorse stanziate gli scorsi anni” e allo stesso tempo si ribadisce
i 57 istituti interessati dal taglio delle risorse “garantiscono un servizio pubblico”
– perché tale è per legge la scuola paritaria – a “oltre 5.500 mila alunni e relative
famiglie, con 500 tra docenti e personale, e coprono diritti e fabbisogni che il Comune
non riuscirebbe ad offrire ai suoi cittadini”. Di fatto, “un bambino in una scuola
paritaria – si sottolinea nella lettera – costa un terzo rispetto alla spesa complessiva
per chi frequenta la scuola comunale o statale: le scuole paritarie non sono un peso
economico per il Comune ma un risparmio”.
Non sottrarre risorse
Mons. Nosiglia e i parroci invitano la sindaca Appendino a visitare le tante scuole
paritarie che svolgono, soprattutto “nelle periferie della città”, un servizio prezioso
per tanti bambini in disagio sociale perché poveri o immigrati, o perché affetti da
disabilità ed è dunque “contraddittorio”, osservano, che a fronte di tale servizio
proprio “il Comune sottragga risorse a una realtà come la scuola, che esige il massimo
impegno da parte delle istituzioni e della società”. La conclusione della lettera
è un invito a non sottrarre fondi vitali e a non procedere “a eventuali e ulteriori
aggravi facendo pagare alle scuole paritarie la tassa per la raccolta dei rifiuti,
discriminandole ancora di più rispetto a quelle comunali e statali”.
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