Dopo sessant’anni al servizio dei bisognosi hanno dovuto lasciare Kabul. Si tratta delle Piccole Sorelle di Gesù che sono rimaste al fianco degli afghani più poveri fino a quando hanno potuto, e ora la loro esperienza è finita a causa della mancanza di vocazioni. Ne dà notizia L’Osservatore Romano.
Afghane tra gli afghani, sempre presenti nella storia recenti
“Le Piccole Sorelle di Gesù erano afghane fra gli afghani. Per tutti questi anni -
ha raccontato ad AsiaNews padre Giuseppe Moretti, per diciotto anni a Kabul come cappellano
- non hanno mai lasciato la capitale: non durante l’occupazione sovietica, non sotto
i talebani e neanche durante i bombardamenti”.
Una presenza silenziosa ma importante, lontana dai riflettori
Per padre Moretti, a colpire era il loro modo di stare vicine ai bisognosi, "nel silenzio".
Anche con l’arrivo della Nato nel 2002, “hanno sempre rifiutato con gentilezza tutte
le interviste. Non solo per non essere prese di mira o considerate spie, ma proprio
per via della loro dedizione e riserbo. Tante donne si sono rivolte a loro, in cerca
di appoggio, consolazione e forza, e hanno sempre tenuto riservate le loro storie”.
Rispettate anche dai talebani
Le suore, ha riferito il sacerdote, "parlavano la lingua farsi, vivevano come afghane,
dormendo su un tappeto a terra e indossando gli abiti tradizionali". Per questo, le
sorelle erano amate e stimate dalla comunità, tanto che negli ultimi anni avevano
ottenuto la cittadinanza afghana. E “scherzavano dicendo che non è vero che non esiste
più un afghano cristiano". Le consorelle erano rispettate anche dai talebani: "Nel
1993 andavano tutti i venerdì nella cappella dell’ambasciata a pregare, nonostante
fosse chiusa per colpa della guerra civile. I talebani sapevano chi erano, ma le hanno
sempre lasciate entrare. Sulla facciata della cappella c’è una croce ben visibile.
La sede centrale della polizia religiosa era proprio lì vicino. Avrebbero potuto distruggere
la cappella, ma non l’hanno fatto”. L’esperienza delle Piccole sorelle di Gesù è finita
nel febbraio scorso con la partenza delle ultime due religiose, Marianne e Catherine.
"La loro - conclude padre Moretti - è una storia a cui dobbiamo guardare".
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