2017-03-24 10:30:00

Tajani: ascoltare il Papa perché l'Europa sia più vicina ai cittadini


Alla vigilia dell'incontro di Papa Francesco, in Vaticano, con i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea, in occasione del 60.mo anniversario della firma dei Trattati di Roma, il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha rilasciato alla Radio Vaticana un'intervista in esclusiva in cui spiega quale messaggio intende portare al Pontefice. Ascoltiamo le sue parole al microfono di Massimiliano Menichetti:

R. – Porterò un messaggio importante: noi vogliamo far conoscere al Santo Padre che le istituzioni europee sono impegnate per rafforzare l’unità dell’Unione Europea, ma anche per cambiarla e renderla sempre più vicina ai cittadini. C’è da fare molto, e le parole pronunciate dal Papa durante il suo intervento di fronte ai parlamentari europei a Strasburgo (25 novembre del 2014) sono una lezione e un contributo importante: sono consigli che noi intendiamo ascoltare, perché questa Europa è fondamentale per la difesa della libertà, per la difesa della democrazia, per la difesa della pace, ma deve anche essere sempre più vicina ai cittadini. E deve affrontate tre grandi emergenze, che sono: la crisi economica con la disoccupazione giovanile - ricordiamo che senza lavoro non c’è dignità, e su questo sono d'accordo con il Santo Padre -; c'è il problema della lotta al terrorismo che continua a colpire le città europee; c’è il problema dell’immigrazione e noi siamo convinti che se non si affronta la questione alla radice, cioè se non si affronta in Africa, sarà di difficile soluzione.

D. – Nel sogno dei Padri fondatori dell’Europa unita, Adenauer, De Gasperi e Schuman, c’era un'Europa con un’anima. Oggi è così o c'è un'Europa fatta troppo di finanza o di altro?

R. – Certamente l’aspetto finanziario, l’aspetto economico, ha offuscato per qualche tempo quello dei valori, che però non sono mai venuti meno; anzi, abbiamo bisogno di riscoprirli, dobbiamo regalare ai nostri figli la possibilità e la voglia di credere in un futuro diverso. Senza valori, senza identità, l’Europa non esiste. E se vogliamo affrontare con maggior coraggio le grandi sfide di oggi, dobbiamo credere nella nostra pur variegata e articolata identità. Soltanto forti di questo, possiamo anche essere più aperti nell’accoglienza e ricevere più persone.

D. – Quindi l'Europa riuscirà, nonostante i muri, ad essere un'Europa dei popoli? 

R. – E’ quello che deve essere. E’ il mio obiettivo da presidente nei prossimi due anni e mezzo.

D. – Cosa pensa della Brexit in questo contesto?

R. – Certamente non è stato un risultato positivo per l’Unione Europea. Ora però bisogna essere pragmatici: trattare con i britannici, difendere gli interessi dei cittadini europei. Chiaramente non sarà la stessa cosa essere all’interno o al di fuori dell’Ue, ma allo stesso tempo dobbiamo lavorare perché le future relazioni tra l’Unione e il Regno Unito siano positive. Il Regno Unito lascia l’Unione Europea, ma non lascia l’Europa!

D. – L’Europa è diventata bersaglio del terrorismo internazionale. Come si sconfigge, secondo lei, questa piaga?

R. – Con più unità, con maggiore cooperazione tra forze di polizia, magistratura, servizi segreti. Il terrorismo non conosce confine e l’azione antiterrorismo non può conoscere barriere legate ai confini. Il Parlamento europeo ha fatto anche la sua parte: ha approvato un importante provvedimento legislativo, il "Passenger Name Record", che offre la possibilità di conoscere e segnalare le persone che viaggiano sugli aerei, e quindi di avere una relazione e un’informazione su chi ha viaggiato; questo perché, conservando quei dati, si possa poi capire se c’è stato qualcuno che si è mosso non per fini di turismo, lavorativi o per motivi familiari, ma perché aveva altri obiettivi, che erano obiettivi criminali.  

D. – Lei ha detto che l'appuntamento del 25 marzo a Roma non è una "mera celebrazione retorica" ma "un momento di rilancio". Come si fa concretamente? 

R. – La cosa più importante da fare è quella di far riconciliare i cittadini con le istituzioni. Ridurre la distanza che oggi c’è tra Bruxelles e i cittadini, parlando con i cittadini, facendo in modo che conoscano quello che si fa, dando risposte concrete ai loro problemi, senza preoccuparsi troppo delle piccole cose, senza dare troppe regole, ma soprattutto cercando di risolvere i problemi che gli Stati membri, le Regioni e gli enti locali non sono in grado di risolvere.

D. – Quale dunque il suo augurio per questa Europa?

R. – Che possa continuare il suo percorso correggendo gli errori commessi, colmando le carenze che ci sono, ma soprattutto guardando sempre all’interesse dei cittadini. L’obiettivo deve essere sempre quello di essere al servizio dei cittadini.     








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