2017-03-24 11:06:00

Riforma sanitaria Usa, i vescovi: la salute non è un privilegio


L’accesso ai servizi sanitari non è un privilegio. E se si vuole bene alla vita umana non si può non avere a cuore anche la sorte delle persone più povere e vulnerabili. È questo il senso delle osservazioni che l’episcopato statunitense ha inviato, nei giorni scorsi, alla Camera dei rappresentanti in vista del voto dell’American Health Care Act, ovvero la riforma del sistema sanitario. Di quell’Obamacare – ricorda l’Osservatore Romano - che in passato tante divisioni e perplessità ha suscitato soprattutto per la parte che imponeva alle comunità religiose di garantire copertura assicurativa anche per farmaci e dispositivi che possono causare aborti, o per altre pratiche contrarie alla morale cattolica. Mettendo così con le spalle al muro congregazioni religiose ed enti cattolici gestori di cliniche e strutture di assistenza sanitaria. Di fatto una negazione della libertà religiosa e dell’esercizio del diritto all’obiezione di coscienza.

La riforma non escluda i poveri e le persone più deboli
Una strada impervia che adesso sembra, almeno parzialmente, essere stata abbandonata dalle modifiche introdotte dalla nuova amministrazione, che tra le altre cose intende tagliare i finanziamenti alle organizzazioni che promuovono e praticano l’aborto. Mentre sembrerebbero sostanzialmente inalterate le parti riguardanti l’obiezione di coscienza per la copertura dei servizi relativi alla contraccezione e alla sterilizzazione. Non mancano comunque i rilievi critici e le preoccupazioni dell’episcopato. A farsene portavoce è il presidente della Commissione episcopale di giustizia e sviluppo umano, Frank J. Dewane, vescovo di Venice, il quale in una lettera indirizzata ai membri della Camera pone l’accento sulle «gravi sfide» che la legge di riforma sanitaria sembra porre sulle spalle dei poveri e delle persone più deboli.

Preoccupazione per alcune “gravi carenze”
Così, se da una parte si riconosce che l’inclusione di strumenti di protezione per la vita nascente onora «un’esigenza morale chiave per la politica sanitaria della nostra nazione», dall’altra si esprime profonda preoccupazione per alcune «gravi carenze». In particolare si pongono in evidenza le annunciate modifiche al Medicaid, il programma federale sanitario che provvede a fornire aiuti agli individui e alle famiglie con basso reddito, per il quale è previsto un nuovo credito d’imposta che, secondo le previsioni, si tradurrà in nuovi significativi ostacoli per la copertura e l’accessibilità ai servizi per milioni di persone, in particolare le persone a basso reddito e gli anziani. In tal senso mons.Dewane sostiene che la riconosciuta necessità di migliorare l’attuale normativa «non dovrebbe creare altri inaccettabili problemi, in particolare per coloro che lottano ai margini della società». E cita al riguardo le parole pronunciate da Papa Francesco il 7 maggio 2016, in occasione dell’udienza ai Medici con l’Africa, Cuamm: «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale per cui l’accesso ai servizi sanitari non può essere un privilegio».








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