2017-03-24 11:00:00

Le femministe chiedono la messa al bando dell'utero in affitto


“Maternità al bivio: dalla libera scelta alla surrogata. Una sfida mondiale". E’ il titolo dell’incontro internazionale che si è svolto ieri pomeriggio alla Camera dei deputati, organizzato dall’Associazione femminista ‘Se non ora quando’. L’evento è stata un’occasione di confronto per discutere del tema della maternità surrogata insieme a rappresentanti della cultura, della scienza, della politica, e formalizzare la richiesta alle Nazioni Unite di considerare l’utero in affitto una pratica lesiva dei diritti umani delle donne e dei bambini. C’era per noi Marco Guerra:

La conquista della libertà di scelta è stato un cambiamento di enorme portata, che consente alla maternità di giungere al centro della vita sociale; ma a condizione che non venga privata del suo senso umano e che non venga ridotta alla bruta materialità biologica, come accade invece nella pratica della maternità surrogata. Parte da questo assunto il ragionamento dell’associazione ‘Se non ora quando’ che rilancia l’iniziativa a livello internazionale dopo il convegno di Parigi del gennaio 2016. Le ragioni di questo impegno nelle parole della presidente, Francesca Izzo:

“La maternità surrogata fa sì che il processo unitario venga segmentato in tante parti: gli ovociti; la gravidanza; il bambino...E sono addirittura soggetti diversi. È un qualcosa che riduce la maternità, che noi femministe volevamo elevare a una scelta, a una dignità pienamente umana, e che invece diventa un processo meccanico, scomposto. Per cui una donna diventa un forno per fare bambini, dove si mette un ovocita per farlo maturare: cioè qualcosa che nega in radice l’idea stessa di dignità della maternità”.

La messa al bendo del mercimonio di donne e bambini nati su ordinazione vede un fronte trasversale di parlamentari italiane e europee di tutti gli schieramenti. Sentiamo la senatrice, Emma Fattorini:

“Noi abbiamo cataloghi - e lo abbiamo visto anche in Italia - che specificano esattamente il tipo di bambino che si vuole, con prezzi e trattamenti diversi. Quindi è una forma odiosissima. Ma io sostengo che non solo quello della commercializzazione sia un grosso danno per le donne e per i bambini. E quindi io sono molto per ricostruire un ragionamento sul rapporto diritto e desiderio”.

Significativa la presenza di Aurelio Macuso, presidente dell’associazione per i diritti degli omosessuali, che ha espresso una posizione condivisa da molti gay:

“Decidere con un contratto che tu dai il frutto del tuo ventre a due genitori - che siano eterosessuali o omosessuali è la stessa cosa - secondo me è un crimine. Io però segnalo che ci sono molti omosessuali che hanno paura di esprimersi contro l’utero in affitto proprio perché c’è una campagna martellante su questo tema da parte delle associazioni che hanno invece interessi rispetto all’utero in affitto”.

Si segnala anche l’intervento del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha ribadito l’illegalità della pratica in Italia e il suo impegno per combatterla in tutti i Paesi del Mondo:

“Perché quello che non si riesce a fare in un Paese si va a fare in un altro e si cercano poi scappatoie. In realtà, se questo è un mercimonio paragonabile alla schiavitù, così come a livello mondiale si agisce contro la schiavitù, si agisce contro l’utero in affitto”.

Si allarga intanto il parterre di personalità che hanno aderito alla petizione che chiede alle Nazioni Unite una Convenzione contro la maternità surrogata, un’azione tesa a fornire uno strumento di contrasto valido in tutti i Paesi.








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